Decreto Ristori 5: le novità in arrivo
Quali sono le novità per l'erogazione dei contributi a fondo perduto previste nel decreto Ristori 5 e cosa potrebbe cambiare in merito alla riscossione fiscale.
- Il decreto Ristori 5 mira a introdurre nuovi aiuti per le imprese e le partite IVA che sono state maggiormente colpite dalla pandemia.
- Si tratterà non solo di contributi a fondo perduto, ma anche di fondi per la cassa integrazione, la decontribuzione, lo stralcio della tasse e l’indennità NASpI.
- Vediamo di seguito quali sono le principali misure che dovrebbero entrare in vigore con il nuovo provvedimento.
Nuovi aiuti per le partite IVA e le aziende
Il decreto Ristori 5 si baserà sull’erogazione di fondi e aiuti alle aziende e alle partite IVA che hanno subito i danni peggiori a causa della pandemia ancora in corso, ma includerà anche una novità.
Si tratta dell’introduzione di un nuovo meccanismo di calcolo degli aiuti, che finora si era basato sul confronto con il mese di aprile. Il decreto Ristori 5, invece, mira all’utilizzo di uno strumento che possa permettere di distribuire i contributi in modo più equo.
A questo proposito, il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli ha affermato che “dovrà essere ristorata l’azienda per il danno che ha ricevuto in relazione al calo di fatturato, ai costi fissi che ha avuto e a quanto ha già ottenuto come sostegno, seppur limitato, da parte del Governo”.
L’idea è quella di prendere come riferimento tutto il 2020 e di liberarsi dal limite costituito dai codici ATECO individuati per l’erogazione dei fondi. In questo modo si spera di allargare il più possibile la platea dei beneficiari e di considerare anche professionisti e attività che finora erano stati esclusi.
Non solo contributi a fondo perduto
Oltre ai consueti contributi a fondo perduto, tra le misure che si vorrebbero inserire all’interno del decreto Ristori 5 ci sono:
- una nuova cassa integrazione;
- lo stanziamento di 1,5 miliardi per la decontribuzione dei lavoratori autonomi;
- un intervento sulla NASpI.
Si ipotizza, anche, di utilizzare 5,3 miliardi al fine di procedere con lo spostamento delle scadenze fiscali e per stralciare una parte della tasse del 2021 (da applicare nel caso di perdita di fatturato).
Il decreto Ristori 5 dovrebbe essere approvato in occasione del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2021, anche se l’attuale situazione politica italiana potrebbe far slittare ulteriormente la sua ufficializzazione.
Il bonus 1.000 euro nel decreto Ristori 5
Il decreto Ristori 5 prevede l’erogazione di un bonus da 1.000 euro che si rivolge ai lavoratori autonomi:
- con partita IVA attiva da almeno 3 anni;
- che abbiano un reddito inferiore ai 50.000 euro;
- che abbiano registrato un calo del fatturato del 33% a causa dell’emergenza coronavirus.
Si dovrà, inoltre, essere in regola con il versamento dei contributi INPS e non si dovrà aver beneficiato di nessun altro sostegno economico.
Potranno richiedere il bonus anche i lavoratori intermittenti e privi di partita IVA, che non siano iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, a condizione che:
- siano iscritti alla Gestione separata INPS e abbiano versato almeno un contributo mensile;
- siano stati titolari di contratti autonomi occasionali tra il 1° gennaio 2019 e il 29 ottobre 2020.
Cartelle esattoriali: le novità del decreto Ristori 5
Il periodo di sospensione delle cartelle fiscali, che terminerà il 1° febbraio 2021, necessita dell’introduzione di alcuni interventi, in merito ai quali non sono stati ancora dati chiarimenti. La crisi di Governo ha, infatti, prolungato i tempi per la predisposizione definitiva del decreto Ristori 5.
Il Governo è al lavoro sugli interventi necessari a smorzare gli effetti della ripresa dalla riscossione fiscale, che potrebbero tradursi in:
- invii scaglionati;
- rottamazione degli atti dell’Agenzia delle Entrate;
- proroga delle scadenze fiscali.
Il decreto n. 3/2021 ha predisposto la sospensione delle cartelle fiscali fino al 31 gennaio 2021: ciò significa che le misure da elaborare non sono solo necessarie, ma anche urgenti.
Il ministro dell’Economia Gualtieri si è espresso a proposito proprio con queste parole: “Stiamo lavorando ad uno scaglionamento degli invii delle cartelle dell’Agenzia delle Entrate Riscossione e degli atti dell’Agenzia delle Entrate”.
Si vorrebbe, dunque, evitare di prorogare ulteriormente la ripresa delle attività di riscossione, cercando di diluire i pagamenti in un periodo più ampio, in modo tale da alleggerire la pressione fiscale sui contribuenti.
Le difficoltà del decreto Ristori 5
Il decreto Ristori 5 dovrebbe colmare le lacune presenti nei 4 decreti emanati nei mesi precedenti, con l’obiettivo di:
- superare i limiti di calcolo attuali, attraverso l’attribuzione di un contributo calcolato sul calo totale del fatturato relativo al 2020;
- sostenere un numero più ampio di contribuenti, in modo tale da poter dare un sostegno effettivo a chiunque abbia subito delle ripercussioni reali a causa degli effetti del lockdown (abbandonando in questo modo il criterio dei codici ATECO);
- ristorare le attività che ancora oggi sono chiuse, quali la ristorazione, i bar e i pubblici esercizi.
A proposito dei contributi a fondo perduto, si cercherà di emulare gli esempi virtuosi di altri Paese, come per esempio la Francia. Stando alle parole del ministro dell’Economia Gualtieri “Le soglie in altri Paesi sono molto alte, per esempio in Francia dal 50 al 75%. Sono favorevole a uscire dal perimetro dei codici ATECO e studiare criteri più generali, ma questo richiede soglie adeguate perché dobbiamo utilizzare risorse che non sono infinite”.
Il 20 gennaio è stato approvato il quinto scostamento di bilancio – pari a 32 milioni di euro – che saranno utilizzati per finanziare le misure presenti nel decreto Ristori 5. Il problema è che il provvedimento non ha ancora visto la luce a causa della crisi di Governo ancora aperta.