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TSO: cos’è, significato, procedura e conseguenze

Cosa significa TSO? Qual è la procedura per richiederlo e quali sono le condizioni da rispettare? Ecco quali sono le regole previste dalla legge n. 180 del 1978, ovvero la legge Basaglia.

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Redazione deQuo
23 Dicembre 2021
tso

L’acronimo TSO significa Trattamento Sanitario Obbligatorio: disciplinato dalla legge n. 180 del 23 dicembre 1978, si tratta della situazione in cui un individuo viene sottoposto a cure mediche contro la sua volontà

Ciò può verificarsi unicamente in ambito psichiatrico, con il ricovero forzato presso i reparti di psichiatria degli ospedali pubblici (SPDC – Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).

In questa guida non parleremo delle conseguenze psicologiche del TSO, ma del suo funzionamento dal punto di vista legale, ovvero di:

  • come richiederlo;
  • cosa succede dopo un TSO;
  • che differenza c’è tra TSO e ASO.

La legge 180 del 1978: cos’è la legge Basaglia

Prima dell’introduzione della legge 180/1978 – cosiddetta legge Basaglia – era in vigore la legge 36 del 1904 (legge Giolitti), titolata Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati.

Tale legge prevedeva che “le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri e riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi” dovessero essere custodite proprio nei manicomi. 

La legge Basaglia è stata la prima legge a imporre la chiusura dei manicomi, regolamentando il trattamento sanitario obbligatorio e portando alla nascita dei servizi di igiene mentale pubblici. L’Italia è stata, in pratica, il primo Paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici

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Quando si richiede il TSO

Sono tre le condizioni che devono presentarsi per poter attuare il trattamento sanitario obbligatorio, ovvero:

  1. aver bisogno di cure;
  2. rifiutarsi di riceverle;
  3. l’impossibilità di ricorrere a misure extraospedaliere. 

Viene richiesto nei casi in cui una persona si trovi in uno stato di evidente alterazione psichica e abbia la necessità di ricevere cure mediche urgenti, che vengono però rifiutate della stessa. 

Il TSO può essere richiesto per le persone che minacciano suicidio, il compimento di lesioni a cose o persone, il rifiuto di acqua e cibo o quello di terapia. La legge 180 non richiede la condizione di “pericolosità per sé o per gli altri”, prevista invece nella legge Giolitti. 

Leggi anche: “Visita intramoenia, cos’è“.

Cosa si fa in un TSO?

In genere, il TSO viene richiesto dai familiari conviventi, da amici o da vicini di casa e prevede una procedura ben precisa prevista dalla legge. Viene disposto con un provvedimento del Sindaco del Comune di residenza o del Comune in cui si trova il soggetto per il quale lo si richiede. 

L’ordinanza può essere emanata in presenza di 2 certificazioni mediche con le quali si attesta che:

  1. la persona che si trova in una condizione di alterazione ha bisogno di interventi terapeutici urgenti;
  2. tali interventi non possono essere rifiutati;
  3. non si possono trovare delle misure extraospedaliere efficaci. 

Le 3 condizioni devono manifestarsi in contemporanea ed essere certificate:

  • da un primo medico, che potrà essere, per esempio, quello di famiglia;
  • da un secondo medico, ovvero quello della struttura pubblica, che solitamente è uno psichiatra dall’ASL. 

I 2 medici non dovranno necessariamente essere degli psichiatri. Dopo aver ricevuto le certificazioni mediche, il Sindaco avrà 48 ore di tempo per disporre l’ordinanza. La persona per la quale viene disposto il TSO sarà, dunque, accompagnata presso un reparto psichiatrico di diagnosi e cura

Leggi anche: “Visita fiscale orari“.

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Cosa succede dopo un TSO: procedura

Il Sindaco avrà il dovere di inviare l’ordinanza di TSO al Giudice Tutelare, entro 48 ore dal momento in cui è avvenuto il ricovero. Il Giudice avrà, a sua volta, altre 48 ore per convalidare il provvedimento. 

Il provvedimento sarà annullato nel caso in cui manchi la convalida da parte del Giudice tutelare. Nelle grandi città, in genere, il TSO non viene firmato direttamente dal sindaco, ma esiste un Ufficio per lo svolgimento della relativa procedura e un assessore delegato che se ne occupa. 

La durata del TSO è pari a 7 giorni, al termine dei quali lo psichiatra del servizio potrà anche richiedere di prolungare il trattamento. In caso contrario, il TSO termina e lo psichiatra ha l’obbligo di inviarne comunicazione al Sindaco, il quale lo comunicherà a sua volta al Giudice tutelare. 

La procedura appena descritta si ripete nel caso in cui venga inviata una richiesta di prolungamento. Alla scadenza dei termini del TSO, il paziente potrà richiedere di essere dimesso in qualsiasi momento, in quanto è perfettamente in grado di intendere e di volere. Potrà comunque scegliere di restare in reparto: in questo caso, si parla di TSV, ovvero di Trattamento Sanitario Volontario. 

Leggi anche: “Chi sono i soggetti incapienti”.

Ricorso contro il TSO

La legge prevede che in caso di TSO sia possibile fare ricorso contro il Sindaco, chiedendo anche il supporto di un avvocato. Il Sindaco avrà a sua disposizione 10 giorni per rispondere. 

Se il ricorso avviene entro 48 ore dal ricovero, si può inviare una copia anche al Giudice Tutelare: in caso di esito negativo, si potrà presentare richiesta di revoca direttamente al Tribunale, ai sensi dell’art. 35 della legge 833/78. 

Il paziente ha anche il diritto di essere informato sulle terapie alle quali viene sottoposto e di poter scegliere tra diverse tipologie di trattamento. Potrà a sua volta:

  • fare una dichiarazione di diffida contro i sanitari nel caso in cui i trattamenti dovessero essere particolarmente invasivi;
  • denunciare eventuali violenze fisiche e psichiche subite in reparto. 

In caso di TSO, si avrà anche il diritto di comunicare con chi si desidera e gli infermieri non potranno impedire a determinati soggetti di entrare in reparto. Non serviranno le firme di altre persone per uscire dal reparto al termine del TSO. 

Leggi anche: “Quali sono gli obblighi della guardia medica“.

Differenza tra TSO e ASO

ASO è l’acronimo di accertamento sanitario obbligatorio: viene richiesto dai medici nei confronti di una persona nei casi in cui si abbia il fondato sospetto di alterazioni psichiche che potrebbero rendere necessario un intervento terapeutico.  

Viene disposto con un’ordinanza del Sindaco, su proposta del medico che lo richiede: al termine di questo accertamento, potrà essere disposto il TSO, ovvero il Trattamento Sanitario Obbligatorio. 

Leggi anche: “Chi è il medico legale“.

TSO – Domande frequenti 

Quando scatta il TSO?

Il TSO può essere richiesto in presenza di 3 condizioni che devono manifestarsi in contemporanea: scopri di quali si tratta. 

Cosa vuol dire TSO?

TSO è l’acronimo di trattamento sanitario obbligatorio: ecco come si richiede e quali sono le condizioni previste dalla legge.

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