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Chi è in età pensionabile può essere licenziato?

Quali sono i casi nei quali si può continuare a lavorare anche se sono stati raggiunti i requisiti per andare in pensione? Quando si rischia di essere licenziati? Vediamo come stanno realmente le cose.

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Redazione deQuo
10 Maggio 2021
Licenziare chi è in età pensionabile

Raggiungere l’età pensionabile non significa dover necessariamente andare in pensione

Esiste, infatti, la possibilità di prosecuzione del rapporto di lavoro anche oltre l’età pensionabile

Il datore di lavoro può, in un caso simile, procedere con il licenziamento per raggiunti limiti di età? Vediamo di seguito quando ciò può verificarsi e qual è l’età in cui il pensionamento diventa obbligatorio

Fino a che età si può lavorare

Nella maggior parte dei casi, i lavoratori non vedono l’ora di raggiungere il traguardo della pensione in modo tale da poter smettere di lavorare. Cosa succede, invece, nel caso in cui si volesse continuare a lavorare nonostante sia stata raggiunta l’età pensionabile?

Il datore di lavoro può licenziarlo nonostante il suo dipendente non sia d’accordo? A rispondere a questo interrogativo è stata la sentenza n. 10883/2021 del 23 aprile 2021 della Corte di Cassazione

Nello specifico è stato analizzato il caso di un lavoratore del trasporto pubblico in possesso del requisito anagrafico per andare in pensione anticipata. Nonostante ciò, il dipendente desiderava continuare a svolgere la propria attività lavorativa. 

L’azienda, però, lo aveva intimato di licenziarlo per il raggiungimento dei requisiti pensionistici. Com’è stata risolta la questione?

Licenziare chi è in età pensionabile

Il licenziamento ad nutum

L’unico caso nel quale il datore di lavoro può licenziare un dipendente che non vuole andare in pensione nonostante abbia maturato i requisiti anagrafici della pensione anticipata è quello in cui quest’ultimo abbia diritto alla pensione di vecchiaia. 

In tale ipotesi può verificarsi il licenziamento ad nutum, espressione latina traducibile in “secondo la volontà” e per il quale il licenziamento non dovrà essere motivato per iscritto. Può essere, al contrario, applicato in modo legittimo, dando al lavoratore un giusto preavviso

Si tratta, nella pratica, di un’eccezione rispetto a quanto previsto dall’articolo 2118 del Codice civile, nel quale si legge che “ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando preavviso nel termine e nei modi stabiliti dagli usi o secondo equità”. 

Nell’articolo 2119 c.c. si legge invece che è possibile recedere “qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto. Se il contratto è a tempo indeterminato, al prestatore di lavoro che recede per giusta causa compete l’indennità”.

Pensione di vecchiaia

I requisiti relativi alla pensione di vecchiaia sono i seguenti:

  • 67 anni di età;
  • 20 anni di contributi;
  • un assegno pensionistico pari a 1,5 volte l’assegno sociale, nel caso in cui il calcolo del trattamento sia unicamente di tipo contributivo. 
Licenziare chi è in età pensionabile

Quando il licenziamento è illegittimo

Sempre sulla base di quanto stabilito dalla Corte di Cassazione:

  1. il licenziamento viene considerato illegittimo “in presenza di una volontà del lavoratore a permanere in servizio”;
  2. “Non sarebbe ragionevole che il lavoratore, per il solo fatto di trovarsi nella situazione di poter richiedere l’attribuzione di un pensionamento anticipato, si trovi a perdere la stabilità del posto e possa, quindi, essere privato della facoltà di continuare a lavorare per raggiungere l’anzianità contributiva massima utile o per incrementarla ulteriormente”. 

Rischio licenziamento legato all’età

Quali sono i motivi principali per i quali per un’azienda un lavoratore anziano rappresenta più un peso che una risorsa, nonostante la sua elevata esperienza e le competenze maturate nel corso degli anni?

Tra le cause più frequenti, ci potrebbero essere:

  • un costo eccessivo, dovuto allo stipendio elevato, che si lega anche agli scatti di anzianità;
  • una ridotta flessibilità e disponibilità a viaggiare;
  • problemi di salute legati all’età, che potrebbero portare a un gran numero di assenze;
  • un minore interesse ad aggiornare le proprie competenze rispetto ai candidati più giovani;
  • la riduzione del personale in tempi di crisi. 

Il parere della Cassazione 

La sentenza n. 1743 del 2017 della corte di Cassazione ha decretato che il lavoratore dipendente che ha raggiunto i limiti di età potrà essere licenziato senza diritto al preavviso nel caso in cui sia prevista tale clausola all’interno del suo contratto collettivo

Tuttavia, le sentenze n. 10527 del 2010, n. 28847 del 2998 e n. 13871 del 2007 hanno stabilito che non è invece possibile licenziare un dipendente basandosi unicamente sulle clausole del suo contratto collettivo

Cosa cambia per i dipendenti pubblici

Quanto detto finora è diverso nel caso dei dipendenti pubblici. Questi ultimi possono infatti essere obbligati alla cessazione del servizio una volta raggiunti i requisiti della pensione anticipata

Le ipotesi in cui ciò è possibile sono:

  • quella in cui sia stata raggiunta l’età limite del proprio ordinamento di appartenenza;
  • quella in cui siano stati raggiunti i requisiti per la pensione anticipata, o un altro trattamento pensionistico.

Il licenziamento è obbligatorio nel caso in cui vengano raggiunti i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Se il lavoratore ha compiuto 67 anni, ma non ha maturato i requisiti pensionistici della pensione di vecchiaia, allora potrà continuare a prestare servizio fino a 71 anni di età. 

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