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Il Tribunale per i Minorenni: cosa fa e come funziona

Cos'è il Tribunale per i minorenni, quali sono le sue funzioni, come opera dal punto di vista penale e quali sono i principi che applica.

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patrizia chippari
17 Marzo 2022
tribunale per i minorenni

Il Tribunale che vede quali parti dei suoi procedimenti i bambini e gli adolescenti si chiama Tribunale per i minorenni, e non Tribunale dei minorenni o Tribunale dei minori. Il suo nome, “per i minorenni” ha un significato che va ben oltre a quanto si possa immaginare.

Cos’è il Tribunale per i minorenni

Questa Pubblica Amministrazione ha il dovere di tutelare coloro che non hanno la capacità di farlo e ciò sia in ambito civile, penale che amministrativo. È un tribunale particolare che gira intorno ai minori, li accoglie, li ascolta e crea attorno a sé una serie di servizi che devono aiutare il soggetto.

Le funzioni che vengono demandate, e svolte dai centri e dagli enti esterni, sono dettate dal tribunale stesso e dovranno poi avere un ritorno ad esso mediante relazioni specifiche.

tribunale per i minorenni

Sezione penale

In primis, e ricordo, il soggetto importante è il minore. Colui che compie, commette, consuma reati nella fascia di età compresa tra i 14 (compiuti) ed i 18 anni (non ancora compiuti).

Nello specifico: il TM giudica (applicando la legge minorile) i soggetti che commisero il fatto da minorenni, fino al compimento del loro 25esimo anno di età. Infatti, gli ultradiciottenni, per reati compiuti prima dei 18 anni, rimangono in carico alla Giustizia Minorile fino al compimento dei 21 anni.

Al compimento del 21° anno di età il soggetto transita infatti in un Istituto per adulti. L’obiettivo qui è far capire all’adolescente dove ha sbagliato, cercando di far riconoscere al predetto il reato e l’antisocialità dell’azione perpetrata; occorre far prendere coscienza delle proprie azioni e degli errori che l’hanno portato ad essere imputato.

Per conseguire tale obiettivo ci si coadiuva dei servizi territoriali, servizi sociali, psicologici ed associazioni nonché di psicoterapeuti e psicologi (cultori dei diritto minorile) presenti quali giudici onorari all’interno del tribunale.

Pur nella sua austerità edile, il Tribunale per i Minorenni ha un sentire diverso: il ragazzo ha la parola, interloquisce coi Magistrati; questi ultimi si rivolgono al ragazzo dandogli del “Tu” e chiamandolo per nome. Si rapporta coi servizi territoriali che presenziano in aula al fine di spiegare i miglioramenti, i progressi (peraltro inseriti in relazioni depositate) ed eventualmente i programmi, rendere le proprie impressioni.

tribunale per i minorenni

Qual è il ruolo dell’avvocato dei minori

Il tribunale segue anche l’excursus scolastico tramite i predetti servizi. Ovviamente ci sono procedure previste e che devono essere rispettate, procedure dettate dai codici di rito, ma anche da leggi speciali, proprio promulgate per i minorenni, ma lo scopo primario è quello non di punire, ma di far crescere.

Da qui l’esigenza che anche il legale sia specializzato in questa materia, non solo per le procedure particolari ma anche per capire gli adolescenti ed i bambini, per sapersi avvicinare a loro e conoscere l’evoluzione psicologica, i traumi, i drammi.

Essere un avvocato dei minori significa “entrare nei panni del minore”, cogliere il loro sentire sociale, le loro esigenze. Essere non fare l’avvocato per i minorenni. Il legale è colui che in primis ascolta il minore, spiega cosa succederà e lo avvicina alla realtà processuale.

Provvedimenti del Tribunale per i minorenni

In concreto, cosa fa il TM per aiutare i minorenni? Applica taluni principi::

  1. Principio di adeguatezza;
  2. Principio di minima offensività del processo;
  3. Principio di destigmatizzazione;
  4. Principio di auto selettività;
  5. Principio di indisponibilità del rito e dell’esito del processo;
  6. Principio di residualità della detenzione.

In sostanza: le disposizioni normative vengono applicate in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenne, ed in modo tale che si possa arrecare la minor sofferenza possibile. Di fatti l’adolescente imputato, potrebbe avere traumi indelebili derivanti dal processo, per cui, ad esempio, il legislatore ha previsto la necessità che il processo si concluda quando la sua prosecuzione non coincide con un’esigenza educativa del minore.

Si vuole tutelare l’identità sociale del minore attraverso l’eliminazione di tutti quegli istituti che comportano una stigmatizzazione; gli istituti dell’irrilevanza del fatto e della messa alla prova limitano, di fatti, il contatto del minore con il sistema penale vero e proprio.

Il Giudice del Tribunale per i Minorenni può disporre l’accompagnamento coattivo dell’imputato non comparso e vi è il divieto per l’imputato minorenne di patteggiare la pena. La residualità della detenzione è la logica conseguenza di quanto suddetto. Ebbene, da quanto sin qui disquisito, è ora chiaro il perché il Tribunale di cui trattasi si chiama Tribunale per i minorenni.

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patrizia chippari
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