Sindrome da burnout: quando si ha diritto all’invalidità?
Tutte le informazioni da conoscere sulla sindrome da burnout a proposito di invalidità, malattia professionale, legge 104 e pensione anticipata.
- Il termine burnout è entrato a far parte del nostro linguaggio da diversi anni, anche perché porta molti lavoratori al licenziamento.
- Lo stress sul lavoro ha provocato la nascita della cosiddetta sindrome da burnout: stress e burnout non sono la stessa cosa, in quanto il secondo è una diretta conseguenza del primo.
- Si tratta, dunque, di una sindrome che può sfociare in problematiche di diverso tipo nello svolgimento del proprio lavoro, dalle emozioni negative alla difficoltà vera e propria nell’adattarsi e impegnarsi.
- Il disagio psicofisico causato dal lavoro può condurre, in pratica, all’esaurimento emotivo e fisico, alla depressione e persino a un mutamento della personalità: ecco quali sono i diritti dei lavoratori che soffrono della sindrome da burnout, e quando si può parlare di malattia professionale e di invalidità.
Cos’è la sindrome da burnout
Il termine inglese burnout significa letteralmente bruciato: si tratta di una sindrome alla quale vanno solitamente incontro le persone il cui lavoro consiste nell’aiutare gli altri, come per esempio:
- medico;
- infermiere;
- assistente sociale;
- psicologo.
Tuttavia, colpisce con una certa frequenza anche insegnanti, carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, avvocati, consulenti fiscali, e può interessare, in realtà, qualsiasi figura professionale. Il lavoratore inizia a bruciarsi a causa dell’eccessiva pressione sul lavoro. Il confine che separa la vita privata dal lavoro diventa sempre più labile e inizia un vero e proprio processo di logoramento psicofisico.
Il burnout è una malattia?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha decretato che lo stress derivante dal lavoro o dalla disoccupazione sia una sindrome per la quale si può cercare una cura, ma non la si possa considerare una malattia.
Tale sindrome è caratterizzata da 3 elementi:
- sensazione di mancanza di energie;
- senso di negatività associato al lavoro o incremento della distanza mentale dalla propria attività;
- ridotta capacità professionale.
La diagnosi del burnout parte dell’esclusione di disturbi che possono avere sintomi simili, come per esempio l’ansia, il disturbo dell’adattamento, la depressione. Si tratta di una condizione che si manifesta unicamente nel contesto lavorativo e non la si può estendere ad altri ambiti della propria esistenza.
Le fasi del burnout
Lo sviluppo della sindrome da burnout è contrassegnato da 4 fasi, che sono state raccolte nella tabella che segue.
Fase | Cosa succede |
Prima fase | Entusiasmo nel praticare una professione nella quale si possono aiutare gli altri |
Seconda fase | Diminuisce l’entusiasmo e il senso di appagamento: il carico di lavoro è eccessivo e le aspettative vengono disattese |
Terza fase | Frustrazione, sentimenti di inadeguatezza, sfruttamento, inutilità. Può sfociare in atteggiamenti aggressivi e nella voglia di non voler frequentare il proprio posto di lavoro |
Quarta e ultima fase | Totale apatia verso il proprio lavoro |
Conseguenze della sindrome da burnout
Il burnout può innanzitutto comportare degli effetti dal punto di vista psicologico. Si può andare incontro alla mancanza di empatia nei confronti delle persone delle quali ci si occupa, all’esaurimento emotivo e persino alla perdita della personalità.
Dal punto di vista fisico, si potranno avere disturbi quali:
- mal di testa;
- gastrite;
- insonnia;
- tachicardia;
- depressione.
Nei casi di maggiore gravità, ci potrà essere un abuso di alcol e droghe, e potrà anche aumentare il rischio di suicidio.
Diritto all’invalidità
Intanto, è bene precisare che si potrà parlare di malattia professionale dovuta allo stress quando quest’ultimo provochi delle patologie fisiche e psichiche nella persona che lo subisce.
Per esempio, nel caso in cui si arrivi alla depressione (o Mdd, disturbo depressivo maggiore), oppure all’esaurimento nervoso, potrebbero esserci le seguenti percentuali di invalidità:
- 10%, nel caso di sindrome depressiva endoreattiva lieve;
- 25%, nel caso di sindrome depressiva endoreattiva media;
- tra il 31 e il 40%, nel caso di sindrome depressiva endoreattiva grave;
- 30%, nel caso di sindrome depressiva endogena lieve;
- tra il 41 e il 50%, nel caso di sindrome depressiva endogena media;
- tra il 71 e l’80%, nel caso di sindrome depressiva endogena grave;
- tra il 21 e il 30%, nel caso di nevrosi fobico ossessiva e/o ipocondriaca di media entità;
- 15%, nel caso di nevrosi fobico ossessiva lieve;
- tra il 41 e il 50%, nel caso di nevrosi fobico ossessiva grave;
- 15%, nel caso di nevrosi ansiosa;
- tra il 71 e l’80%, nel caso di psicosi ossessiva.
Si verrà riconosciuti invalidi civili solo se la percentuale superi il 33% e si abbia un’età compresa tra i 18 e i 65 anni. In presenza di altri disturbi generati dal burnout, quali per esempio la colite ulcerosa, o problemi al fegato e al cuore, la percentuale di invalidità sarà valutata caso per caso, fino all’eventuale diritto a ricevere una prestazione assistenziale.
Assegni e pensione di invalidità
Per le percentuali di invalidità superiori al 74% e 5 anni di contributi versati (dei quali almeno 3 relativi agli ultimi 15 anni di lavoro) si potrà ricevere l’assegno di invalidità ordinario.
In assenza di tali requisiti, ma con un reddito annuo che non superi i 4.906,72 euro, si potrà ricevere l’assegno di invalidità civile, che ammonta a 285,66 euro al mese.
La pensione di invalidità civile potrà essere richiesta da chi ha un’invalidità pari al 100% e rispetti le seguenti condizioni:
- reddito annuo inferiore a 16.814,34 euro;
- età compresa tra i 18 ed i 67 anni.
Burnout e malattia professionale
Chi è affetto dalla sindrome da burnout, avrà anche il diritto di assentarsi dal posto di lavoro, richiedendo la malattia professionale? La risposta dipende dalla patologia che emerge a causa del burnout.
Sarà dunque il medico a certificare le condizioni di salute del lavoratore e a stabilire:
- se necessita di un periodo di riposo;
- per quanti giorni dovrà restare a casa in totale.
Qualora il medico dovesse stabilire che la propria assenza dal lavoro sia giustificata, si dovrà seguire l’iter relativo alla procedura della malattia, quindi:
- il medico dovrà inviare telematicamente all’INPS il certificato medico che certifichi le conseguenze del burnout;
- si dovrà avvertire il proprio datore di lavoro, comunicandogli anche il numero di protocollo telematico del certificato medico;
- di dovranno, infine, rispettare le fasce di reperibilità previste nel caso di visita fiscale.
Sindrome da burnout e Legge 104
Nei casi di maggiore gravità, potrebbe anche essere riconosciuto un handicap derivante dalla sindrome da burnout. In questa evenienza, il lavoratore avrebbe diritto:
- ai permessi retribuiti della Legge 104;
- a scegliere la sede di lavoro e rifiutare un trasferimento;
- alle agevolazioni fiscali spettanti ai portatori di handicap.
Il lavoratore riconosciuto invalido al 100%, che non riesca più a camminare o svolgere atti quotidiani senza l’assistenza di un’altra persona, avrò diritto all’assegno di accompagnamento, pari a 517,84 euro per 12 mensilità.
Pensione anticipata
Nel caso di invalidità derivante da sindrome da burnout superiore al 64%, il lavoratore riceverà 2 mesi di contributi figurativi in più ogni anno, per un totale di 5 anni, ma avrà diritto anche:
Se viene superato l’80%, si avrà diritto alla pensione di vecchiaia anticipata (non valida, in questa ipotesi, per i dipendenti pubblici), ma si dovranno avere:
- 20 anni di contributi versati;
- 60 anni e 7 mesi di età per gli uomini, 55 anni e 7 mesi per le donne.
Burnout – Domande frequenti
Lo stato di temporanea incapacità al lavoro generato dal burnout deve essere certificato dal medico curante, con l’invio di un’apposita certificazione telematica all’Inps.
La diagnosi del burnout dovrà essere stabilita da un professionista competente in materia, ovvero da un medico del lavoro, uno psichiatra o uno psicologo.