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Ritardo stipendio: cosa fare? I diritti del lavoratore

I diritti del lavoratore che riceve il pagamento dello stipendio in ritardo: dagli interessi alle dimissioni per giusta causa, cosa dice la Legge.

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Redazione deQuo
02 Marzo 2020
ritardo stipendio

Un ritardo nel pagamento dello stipendio è una situazione alla quale si può andare incontro almeno una volta nella vita: a volte è dovuta a errori amministrativi, altre volte a cause che dipendono da motivi tecnici, altre ancora dalla mancanza di liquidità.

Spesso i lavoratori che subiscono questa situazione poco piacevole non sanno cosa fare perché nessuno ha spiegato loro quali sono le strade percorribili per non subire un torto di questo tipo.

Quali sono i diritti per un lavoratore che riceve sempre lo stipendio in ritardo? Sono previsti degli interessi? È possibile procedere con le dimissioni per giusta causa? Ecco cosa dice la Legge in Italia e cosa fare per tutelarsi.

Ritardo stipendio: quando deve essere pagato?

Non esiste una normativa per la quale tutte le aziende sono tenute a pagare lo stipendio lo stesso giorno:

  • ci sono casi nei quali viene pagato il 27 del mese corrente;
  • altri in cui lo si riceve il 10 del mese successivo;
  • altri ancora nei quali il pagamento è previsto entro il 15 del mese successivo.

Il pagamento di uno stipendio in ritardo si traduce, nella pratica, in un danno per il lavoratore, abituato a gestire le proprie spese mensili e i pagamenti a cadenza fissa in relazione al giorno in cui dovrebbe essere garantito il versamento dello stipendio, in base a quanto previsto dal proprio contratto collettivo nazionale.

Nei casi in cui l’azienda non applicasse un contratto nazionale di categoria, lo stipendio andrebbe pagato a prestazione eseguita.

Lo stipendio del mese di dicembre, e la relativa tredicesima, devono essere pagati invece entro il 12 gennaio, in quanto si tratta del giorno in cui si chiude la competenza relativa ai pagamenti dell’anno precedente. Quali sono le procedure da attivare nel caso di stipendio pagato in ritardo?

Ritardo stipendio: il sollecito di pagamento

Il sollecito di pagamento rappresenta il primo step da mettere in pratica nel caso in cui non si dovesse ricevere lo stipendio nella data concordata, che in base alla definizione data dall’Agenzia delle Entrate è quella in cui “il provente esce dalla sfera di disponibilità dell’erogante per entrare nel compendio patrimoniale del percettore”.

Il ritardo sistematico del pagamento dello stipendio comporta per il lavoratore il diritto a ricevere anche gli interessi di mora. Il sollecito di pagamento può essere inviato, anche senza il ricorso a un legale:

  1. tramite raccomandata A/R;
  2. tramite PEC all’indirizzo PEC dell’azienda;
  3. può essere anche consegnato a mano in azienda.

Nella lettera di sollecito dovranno essere indicati:

  • le mensilità non pagate per le quali si richiede il versamento;
  • i dati bancari necessari al pagamento, che in genere corrispondono agli estremi del proprio conto corrente bancario o postale;
  • un avviso nel quale si sottolinea che in caso di mancato pagamento entro 10 giorni si farà ricorso alle vie giudiziali;
  • la data e la firma.

Il sollecito di pagamento può essere inviato già a partire dal giorno dopo a quello in cui è prevista la retribuzione mensile. È bene sapere che esiste un termine massimo dalla fine del rapporto di lavoro per inviare un sollecito e richiedere il pagamento di quanto non versato, che è pari a 5 anni: trascorso questo periodo il lavoratore non avrà più diritto a ricevere quanto gli spetta, assieme ai relativi interessi di mora.

Ritardo stipendio: il ricorso alla Direzione territoriale del lavoro

Il ricorso alla Dtl, ovvero alla Direzione territoriale del lavoro, rappresenta uno step intermedio, successivo al sollecito di pagamento. Anche in questo caso non è obbligatorio rivolgersi a un avvocato, ma è fortemente consigliato.

Il dipendente che si rivolge alla mediazione gratuita della Direzione territoriale del lavoro presenta un esposto per non aver ricevuto lo stipendio nei tempi previsti: la Dtl agirà con un tentativo di conciliazione monocratico con l’azienda.

Ritardo stipendio: il ricorso al Tribunale

Qualora gli strumenti illustrati finora non fossero stati efficaci, il lavoratore che ha ricevuto lo stipendio in ritardo potrà rivolgersi al Tribunale, presentando un decreto ingiuntivo, al quale dovrà essere allegato il contratto di lavoro.

Il giudice emetterà un’ingiunzione di pagamento, che sarà notificata al datore di lavoro entro 60 giorni di tempo:

  • dal momento in cui si riceve la notifica di ingiunzione, l’azienda avrà a sua disposizione 40 giorni di tempo per pagare lo stipendio oppure per opporsi al giudice;
  • trascorsi i 40 giorni di tempo, il giudice ha la possibilità di procedere con il pignoramento.

Se il ritardo nel pagamento dello stipendio è di pochi giorni o riguarda una sola mensilità, il lavoratore non può ricorrere alle dimissioni per giusta e ricevere la NASpI. Cosa succede se il pagamento non arriva per più volte o lo stipendio viene pagato dopo mesi dal termine?

Ritardo stipendio e dimissioni per giusta causa

Nei casi di ritardo caratterizzati da una certa gravità, al lavoratore spetta il diritto di presentare le dimissioni per giusta causa:

  • si tratta di una tipologia di dimissioni per le quali non è richiesto un periodo di preavviso;
  • le dimissioni possono dunque essere immediate e consentono di avere accesso all’indennità di disoccupazione NASpI, non prevista per i dipendenti si dimettono per motivi che non rientrano nella giusta causa.

Le dimissioni per giusta causa non possono essere presentate sempre. In base a quanto stabilito negli anni dalla Giurisprudenza:

  1. l’inadempimento da parte del datore di lavoro deve essere reiterato;
  2. la sentenza n. 150/2017 del Tribunale di Ivrea ha ribadito che gli arretrati devono essere di almeno due buste paga.

Discorso diverso deve essere fatto nel caso in cui è il Contratto collettivo nazionale del lavoro a prevedere le dimissioni del lavoratore per mancato pagamento dello stipendio. In tale evenienza, in base alla sentenza n. 1713/2017 del Tribunale di Milano, il dipendente può presentare le dimissioni per giusta causa anche il 1° giorno successivo al termine previsto per il versamento della retribuzione.

Un lavoratore che riceve lo stipendio in ritardo non è comunque tenuto a non presentarsi al lavoro: il rischio è quello di ricevere una sanzione disciplinare per assenza ingiustificata. Inoltre, il suo comportamento sarebbe contrario ai doveri di correttezza e di buona fede.

Le sanzioni per la mancata consegna della busta paga

Oltre a quanto detto finora, il datore di lavoro ha un altro obbligo nei confronti dei suoi dipendenti: quello di inviare ogni mese la busta paga, con il dettaglio dello stipendio ricevuto. In caso di omissione, ritardo nella consegna o di difformità rispetto alla normativa vigente sarà tenuto al pagamento di alcune sanzioni.

Nello specifico, si tratta di una cifra compresa fra i 150 e i 900 euro, che può essere aumentata di 3 volte in caso di recidiva. In questi casi il datore di lavoro dovrebbe pagare;

  1. dai 600 ai 3.600 euro quando l’errore relativo alla busta paga duri da più di 6 mesi e danneggi più di 5 dipendenti;
  2. dai 1.200 ai 7.200 euro quando l’errore relativo alla busta paga duri da più di 12 mesi e danneggi più di 10 dipendenti.

Ritardo stipendio – Domande frequenti

Se non mi pagano lo stipendio posso stare a casa?

Un ritardo nel pagamento dello stipendio di pochi giorni non rappresenta una scusa valida per astenersi dal lavoro: al contrario, il dipendente rischia di incorrere in una sanzione disciplinare per assenza ingiustificata dal lavoro, che può consistere nel licenziamento per giusta causa.

Quando deve essere pagato lo stipendio?

Non esiste una normativa nazionale che regoli il pagamento dello stipendio: il giorno entro cui si ha l’obbligo di pagare è fissato dal Contratto collettivo nazionale del lavoratore. In alcuni casi si tratta del 27 del mese corrente, in altri entro il 10 del mese successivo.

Quali sono le tutele del lavoratore in caso di ritardo dello stipendio?

Un lavoratore che riceva lo stipendio in ritardo ha diritto in automatico agli interessi di mora, che possono essere richiesti in modi diversi: attraverso un sollecito di pagamento inviato direttamente al proprio datore di lavoro, rivolgendosi alla Direzione territoriale del lavoro per un tentativo di conciliazione monocratico, tramite il ricorso al Giudice e la presentazione di un decreto ingiuntivo, oppure tramite dimissioni per giusta causa, con le quali si potrà richiedere la NASpI.

Quando è possibile dimettersi per giusta causa in caso di ritardo dello stipendio?

In base a quanto stabilito dalla Cassazione, un solo mese di stipendio non pagato non consente le dimissioni per giusta causa: il mancato pagamento deve essere infatti reiterato e deve corrispondere ad almeno due mensilità. L’unico caso nel quale è possibile dare dimissioni per giusta causa il giorno successivo al ritardo nel pagamento è quello nel quale questa ipotesi è contemplata, in forma scritta, nel proprio CCNL.

Cosa succede al datore di lavoro che manda la busta paga in ritardo?

La busta paga inviata in ritardo, non inviata o difforme rispetto alla normativa vigente comporta il pagamento di sanzioni amministrative che vanno da un minimo di 150 fino a un massimo di 7.200 euro, nei casi di recidiva.

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