Prostituirsi in casa è reato? Come funziona la legge Merlin
Come funziona in Italia la prostituzione: è reato? Si può fare in casa? Cosa dice la legge Merlin e quali sono i casi nei quali si può parlare di reato.
Il tema prostituzione genera spesso parecchia confusione: cosa dice la Legge italiana in merito, per esempio a proposito del prostituirsi in casa? Costituisce reato? E, in generale, la prostituzione è reato in Italia? Come viene punita o come stanno realmente le cose sull’argomento?
Cerchiamo di capire di più su una questione che provoca spesso numerose polemiche e di analizzare qual è il trattamento della prostituzione nel nostro Paese dal punto di vista legislativo.
La prostituzione è legale in Italia?
La prostituzione in Italia non è reato: ciò significa che qualunque persona che scelga di prestare servizi sessuali in cambio di denaro non può essere fermata dalle Forze dell’Ordine e non può rischiare neanche un procedimento di tipo penale. Al contempo, non solo chi si prostituisce in casa, ma anche chi decidere di pagare qualcuno in cambio di sesso non può essere fermato da Polizia o Carabinieri.
Dal punto di vista del Diritto Civile, il contratto verbale che si stipula con una prostituta non è valido: di conseguenza nel caso in cui una delle due parti non dovesse adempiere agli accordi presi, non esiste la possibilità di risolvere la questione sorta trascinando l’altro in Tribunale.
Alcune sentenze recenti hanno però considerato la situazione nella quale un cliente riceva la prestazione da parte di una escort e poi decida di non pagare equiparabile a quella di reato di violenza sessuale, nonostante l’accordo speciale che era stato fissato tra i due.
La prostituzione diventa, invece, illegale nel momento in cui il rapporto sessuale con la professionista scelta venga consumato in un luogo pubblico o in uno aperto al pubblico:
- questa circostanza fa scattare l’illecito amministrativo di atti osceni in luogo pubblico;
- questa particolare tipologia di illecito viene punita con una sanzione amministrativa che va da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 10.000 euro.
Uno dei casi più comuni che si palesa nel momento in cui si va con una prostituta è quello di fare sesso in macchina: anche se i finestrini dell’auto sono oscurati o coperti da fogli di giornale, tale situazione rientra comunque nella casistica di atto osceno in luogo pubblico perché ci si trova in un luogo percorribile da altri.
Prostituirsi in casa è reato?
Considerato che la prostituzione in Italia non è reato e che l’unico caso nel quale si potrebbero avere problemi di tipo amministrativo è quello in cui si commettono atti osceni in luogo pubblico, è facile intuire che anche la prostituzione in casa non è reato e, di conseguenza, non può essere vietata.
L’unico caso nel quale l’attività che una prostituta svolge nella propria abitazione, in modo professionale e metodico, può essere vietata è quello in cui ci sia un regolamento condominiale sfavorevole rispetto alla prostituzione, che è stato approvato all’unanimità, quindi da tutti i condomini.
Posto che non si può impedire a una escort di accogliere in casa propria più persone nel corso della stessa notte, ci sono delle regole che bisogna comunque rispettare nel caso in cui si abitasse in un condominio:
- è necessario non disturbare il sonno dei condomini con attività troppo rumorose, che potrebbero sfociare nel reato di disturbo della quiete pubblica, nel caso in cui il rumore fosse disturbante per tutto il palazzo;
- la prostituta è tenuta a indossare un abbigliamento consono, ovvero ad evitare di mostrare le parti del corpo che potrebbero provocare il pubblico decoro;
- quest’ultimo punto vale sia nel caso in cui l’attività venga svolta in casa, sia in quello in cui, invece, la si svolga per strada.
Quali sono le condotte legate alla prostituzione che, invece, costituiscono reato e che vengono pertanto punite, con pene adeguate, dalla Legge italiana? Si tratta:
- dello sfruttamento della prostituzione;
- del favoreggiamento della prostituzione;
- della creazione di una casa di appuntamenti, chiamata casa di tolleranza, nella quale viene praticata la prostituzione.
Vediamo di cosa si tratta e in cosa consistono le pene previste.
Sfruttamento della prostituzione: cos’è
Lo sfruttamento della prostituzione è un reato punito con la reclusione da 2 a 6 anni, in base a quanto stabilito dalla legge Merlin:
- lo sfruttatore è la persona che trae profitto dalla prostituzione di altri, quindi si arricchisce attraverso i servizi sessuali offerti da altre persone;
- il reato si lega a qualsiasi condotta di tipo consapevole dalla quale si ottiene un utile grazie alla prostituzione altrui.
Convivere con qualcuno che si prostituisce non è reato. Lo è, al contrario, beneficiare economicamente di quanto guadagnato dalla persona che si prostituisce, anche nel caso in cui quest’ultima dovesse essere la propria moglie.
Il reato di sfruttamento della prostituzione scatta:
- anche se chi cede ciò che guadagna prostituendosi lo fa spontaneamente, senza essere costretta da qualcun altro;
- anche se la condivisione del guadagno si verifica una sola volta.
Favoreggiamento della prostituzione: cos’è
Un’altra tipologia di reato che ha a che fare con la prostituzione è poi rappresentata dal favoreggiamento: con questo termine viene indicata qualsiasi condotta che possa in qualche modo facilitare l’esercizio della prostituzione.
Per esempio, se qualcuno accompagna la fidanzata escort nel luogo in cui ogni giorno svolge la sua professione, sta commettendo un reato di favoreggiamento della prostituzione.
Allo stesso modo, un inserzionista che non si limita a pubblicare su un giornale l’annuncio di una escort ma si impegna al fine di renderlo più accattivante, ne sta aumentandone la visibilità e, dunque, favorendo la prostituzione.
Prostituirsi in casa: cosa sono le case di tolleranza
La legge Merlin esplicita, infine, un altro reato connesso al tema della prostituzione, ovvero la creazione delle cosiddette case di tolleranza, che un tempo erano legali in Italia e che sono state definitivamente chiuse con l’introduzione della legge Merlin, ovvero la numero 75 del 20 febbraio 1958.
Qualsiasi luogo nel quale viene praticata la prostituzione e che viene trasformato in una sorta di casa di tolleranza è, dunque, sanzionabile penalmente.
Per legge, è prevista la reclusione fino a 6 anni:
- per chi sia il proprietario, amministri o gestisca una casa chiusa;
- per chi affitti un immobile sapendo consapevolmente che lo si utilizzerà per attività di prostituzione;
- per chi tolleri nel proprio locale pubblico, come un night club o una discoteca, l’esercizio della prostituzione.
Le sanzioni previste dalla legge non ricadono né su chi si prostituisce in un luogo chiuso, né su chi paga per una prestazione sessuale, ma unicamente sulle persone che mettono a disposizione una struttura per far sì che possa essere praticata la prostituzione.
Perché la prostituzione non è reato?
Ogni individuo è libero di utilizzare il proprio corpo come meglio crede, quindi può anche esercitare la propria libertà individuale e decidere di farsi pagare concedendo il proprio corpo. Per questo motivo la prostituzione non può, in alcun modo, essere considerata reato.
La Legge vieta invece:
- gli atti che possono in qualche modo provocare una diminuzione dell’integrità fisica di chi li pratica;
- tutti i comportamenti contrari all’ordine pubblico e al buon costume.
Se la prostituzione non è illegale, lo sfruttamento e il favoreggiamento lo sono in quanto spingono un’altra persona a prostituirsi, col mero scopo di ottenere un vantaggio personale. La prostituzione deve essere invece del tutto spontanea: vendere il proprio corpo è una scelta autonoma e non può essere una coercizione da parte di qualcun altro.
Una prostituta che lavora per strada non può essere fermata e rimpatriata nel suo Paese, nel caso in cui fosse per esempio extracomunitaria. Una prostituta può essere allontanata dalla strada solo attraverso un’ordinanza comunale per mezzo della quale si impone il divieto di indossare determinati abiti in particolari zone del Comune. Non si tratterebbe comunque di un reato, ma di un illecito di tipo amministrativo.
Prostituirsi in casa – Domande frequenti
La prostituzione in casa in Italia non è reato: chi sceglie di guadagnare dei soldi attraverso prestazioni di tipo sessuale e lo fa in autonomia, senza essere influenzato da nessuno, non sta commettendo un reato. Di conseguenza non può essere coinvolto in un procedimento di tipo penale.
In Italia, la prostituzione non è reato: chi si prostituisce, in casa o per strada, compie questa scelta liberamente, a prescindere da quali siano le proprie motivazioni personali. Rappresentano, invece, reato lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, nonché l’essere i proprietari, gli amministratori o gli affittuari consapevoli di un luogo chiuso in cui viene praticata la prostituzione.
Chi paga per fare sesso con una prostituta, è maggiorenne e ha scelto liberamente di compiere questa scelta, non sta commettendo reato. Dare dei soldi a qualcun altro per una prestazione sessuale rappresenta semplicemente l’espressione della propria libertà sessuale.
La legge numero 75 del 20 febbraio 1958, nota come legge Merlin dal nome della senatrice che la firmò per prima, è stata una storica legge che ha portato alla chiusura definitiva delle case di tolleranza in Italia e all’introduzione dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.