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Pezzotto: significato e quali sono i rischi

Quali sono le sanzioni previste della legge nel caso di utilizzo del pezzo, un dispositivo che rende possibile lo streaming illegale.

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Redazione deQuo
29 Luglio 2022
pezzotto

Il mondo di oggi è dominato dalla presenza di un gran numero di piattaforme che permettono di vedere contenuti in streaming, ovvero online, in ogni momento. 

Da Sky alla sempre più famosa Netflix, fino a DAZN per i grandi appassionati di calcio, basta sottoscrivere un abbonamento in pochi clic e disporre di una connessione a Internet per poter vedere i propri contenuti preferiti a qualsiasi ora.

Quello della pirateria informatica non è di certo un reato recente, ma ha trovato nuova linfa con la diffusione dello streaming online legale, grazie al cosiddetto pezzotto, decoder pirata che permette di vedere contenuti in modo non legale, a un prezzo inferiore rispetto a quello previsti dagli abbonamenti ufficiali. 

Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono le sanzioni penali alle quali si può andare incontro qualora si venisse scoperti a utilizzarne uno.  

Pezzotto: cos’è

Il termine pezzotto è diventato noto a livello nazionale nel settembre del 2019, in seguito a un blitz da parte della Guardia di Finanza contro l’organizzazione criminale che diffondeva in modo illecito tramite la TV pirata Xtream Codes

Per trasmettere i contenuti viene utilizzato un server, spesso collocato in un Paese estero, tramite l’utilizzo della tecnologia IPTV, acronimo di Internet Protocol Television. In questo modo, si possono vedere i contenuti di alcune Pay e streaming TV, come per esempio Sky. 

L’utente finale non dovrà fare altro che comprare il decoder pezzotto e, tramite una serie di codici resi noti tramite chat (per esempio su Telegram) avere accesso ai contenuti di diverse piattaforme. Tale codice rappresenta la parte illegale di questo sistema.

L’alternativa consiste nel sottoscrivere un abbonamento illecito disponibile su determinati siti Internet, pagando ovviamente un prezzo molto più basso rispetto a una sottoscrizione originale. 

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pezzotto

Come funziona il pezzotto

Il decoder pezzotto riceve dunque il segnale dei vari canali televisivi con l’utilizzo del sistema IPTV, quindi tramite Internet. Il segnale TV viene in altre parole trasmesso su una rete informatica: sarà così possibile vederlo su dispositivi quali PC, smartphone, tablet e smart TV. 

Affinché tale meccanismo possa funzionare, sarà necessaria una connessione di almeno 8-10 Mega, quindi non si dovrà neanche avere per forza la fibra ottica, ma sarà sufficiente anche una normale rete di tipo ADSL. 

Nella pratica accade che chi gestisce una piattaforma pirata compra i contenuti di una Pay o di una streaming TV. Dopo la loro ricodifica, li distribuisce ai clienti interessati, vendendoli a un prezzo ridotto

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pezzotto

Pezzotto: cosa si rischia

Le sanzioni previste nel caso di diffusione illecita di contenuti tramite una IPTV illegale, che ricade anche sull’utilizzatore finale, fanno riferimento alla legge sul diritto d’autore, n. 633/41, la quale punisce: 

chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale.

L’utilizzo del pezzotto può comportare:

  • una multa che va da un minimo di 2.582 euro fino a un massimo di 25.822 euro;
  • la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Pezzotto – Domande frequenti

Cosa si intende per pezzotto? 

Il termine pezzotto viene utilizzato per indicare un decoder pirata attraverso il quale vengono trasmessi contenuti online in modo illegale. 

Cosa si rischia con il pezzotto? 

Chi utilizza o promuove la diffusione del pezzotto può rischiare una multa fino a più di 25.000 euro e il carcere fino a 3 anni. 

Cos’è il reato di pirateria? 

Chi distribuisce contenuti digitali in modo illegale, quindi compie il reato di pirateria online, viene punito ai sensi dell’art. 174 ter della Legge sul diritto d’autore (L. n. 633/1941).

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