Periodo di comporto per malattia: significato
Come funziona il periodo di comporto? Quanto dura e chi ne ha diritto? Vediamo di seguito quali sono le norme in vigore e in quali casi è possibile licenziare un lavoratore dipendente.
I lavoratori dipendenti hanno diritto a un periodo di malattia durante il quale ricevono un compenso economico e la conservazione del rapporto di lavoro.
Esiste un limite di tempo, che prende il nome di periodo di comporto, durante il quale il lavoratore in malattia non potrà essere licenziato.
Cosa succede nel caso in cui il lavoratore superasse tale limite temporale? L’azienda avrebbe facoltà di procedere con un licenziamento? Potrebbe, dunque, sostituire il lavoratore in questione?
Vediamo di seguito come funziona il periodo di comporto e quali sono le regole relative ai licenziamenti.
Cos’è il periodo di comporto
Il periodo di comporto indica il periodo di tempo massimo durante il quale un lavoratore dipendente può mettersi in malattia senza rischiare il licenziamento.
La normativa in vigore non prevede, comunque, che il lavoratore venga licenziato in automatico una volta superato il limite previsto dal periodo di comporto: il licenziamento, dunque, è a discrezione del datore di lavoro.
Quanto dura il periodo di comporto
La durata totale del periodo di comporto può variare sulla base della tipologia di contratto o degli usi.
Impiegati
La legge prevede che per gli impiegati, la durata del periodo di comporto dipenda dall’anzianità di servizio e corrisponda:
- a 3 mesi, nel caso in cui l’anzianità non superi i 10 anni;
- a 6 mesi, qualora l’anzianità sia superiore ai 10 anni.
I singoli contratti dei lavoratori o gli usi aziendali possono prevedere anche eventuali condizioni di favore.
Operai
Per quanto riguarda, invece, gli operati, il comporto dipende dal contratto. Per esempio, nel caso del CCNL Alimentari – industria, chiunque abbia questa tipologia di contratto avrà diritto a un periodo di comporto:
- della durata di 6 mesi, nel caso di anzianità fino a 5 anni;
- della durata di 12 mesi, per l’anzianità superiore ai 5 anni.
Calcolo periodo di comporto
Come funziona il calcolo del periodo di comporto? Intanto, è bene precisare che ci sono due diverse tipologie di comporto, come indicato nella tabella che segue.
Tipologia di comporto | Come si calcola |
Comporto secco | Viene calcolata la conservazione del posto, con riferimento a un’unica malattia, senza interruzioni |
Comporto per sommatoria o frazionato | La somma dei giorni di assenza non potrà superare il limite fissato dal CCNL |
Per il calcolo del periodo di comporto, si potrà prendere in considerazione:
- 1 anno di calendario, quindi prendere come riferimento dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021;
- 1 anno solare, ovvero un periodo di 365 giorni che decorre dal 1° giorno di malattia.
Il dipendente ha anche la possibilità di interrompere il comporto con le ferie.
Comporto e licenziamento: quando è possibile
Un eventuale licenziamento durante il periodo di comporto è nullo, mentre diverso è il caso in cui un lavoratore sia ancora in malattia una volta superato il suo periodo di comporto.
In tale ipotesi, l’azienda avrà facoltà di recedere dal rapporto di lavoro. Il licenziamento dovrà essere comunicato con tempestività, altrimenti l’inerzia del datore di lavoro sarà interpretata come una rinuncia a esercitare il proprio diritto di recesso.
In merito al contenuto della lettera di licenziamento, la giurisprudenza è divisa in merito alla necessità di dettagliare i giorni di assenza del lavoratore che non rientrano nel periodo di comporto. Dovrà, invece, essere sempre indicato quale sarà l’ultimo giorno di lavoro, nel rispetto del preavviso previsto dal contratto.
Quando il licenziamento è illegittimo
Il licenziamento per il superamento del periodo di comporto è illegittimo quando la malattia è stata provocata o aggravata dalle condizioni dell’ambiente di lavoro, quindi la responsabilità ricade sull’azienda che non ha messo in atto le misure per tutelare la salute del lavoratore.
Il licenziamento durante il periodo di malattia è invece possibile unicamente nei casi in cui avvenga per giusta causa o per giustificato motivo oggettivo.
Come impugnare il licenziamento
Il lavoratore dipendente ha, dalla sua, la possibilità di opporsi al licenziamento: per farlo deve dimostrare che l’azienda ha aspettato troppo tempo prima di procedere con il licenziamento, comunicando dunque in modo tacito la sua volontà di rinunciare al recesso.