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Influencer: è un vero lavoro? Come funziona dal punto di vista legale?

Quella dell'influencer è una professione che affascina molti giovani: vediamo quali sono gli aspetti legali da conoscere per chi fosse interessato a questo mondo.

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Redazione deQuo
01 Ottobre 2021
influencer marketing

Quello degli influencer è un settore che affascina molti giovani, soprattutto esponenti del mondo femminile che sognano di intraprendere una carriera di questo tipo. 

Come funziona di preciso il mestiere degli influencer e il cosiddetto influencer marketing? Ci sono, ovviamente, delle regole in merito alla pubblicizzazione sui social di prodotti commerciali

Scopriamo insieme le basi del lavoro da influencer e quali sono le norme e le limitazioni legali in vigore quando si pubblicizza un prodotto. 

Cos’è la pubblicità occulta

Gli influencer che sponsorizzano un determinato prodotto sui loro canali social personali non solo ne aumentano la visibilità, ma riescono ad attribuire a un dato brand maggiore forza e impatto sociale. Come suggerisce il nome stesso, alla fine un’influencer non è altro che una persona in grado di indirizzare la scelte di chi la segue. 

A questo punto, risulta molto importante parla del tema della pubblicità occulta. Ai sensi del Codice del consumo, (D.Lgs. n. 206/2005, art. 22 e 23), la pubblicità non è trasparente nei casi in cui si occulti la natura promozionale di un messaggio, quindi quelli in cui il messaggio sembra spontaneo e informativo, ma in realtà non lo è. 

La pubblicità viene in questo caso considerata occulta proprio perché non viene esplicitata la natura promozionale di una data dichiarazione. Per questo motivo, l’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha stabilito che i prodotti che qualsiasi influencer posta in rete e che sono legati a un brand per finalità promozionali, dovranno essere sempre accompagnati da hashtag quali #pubblicità, #advertising

influencer marketing

Quali sono le sanzioni previste per chi viola le regole?

Nell’ipotesi in cui non si dovessero rispettare le regole in vigore, ovvero nei casi in cui la pubblicità fosse ritenuta ingannevole o il messaggio di pubblicità comparativa illecito, ne sarebbe vietata la diffusione o la continuazione (ai sensi dell’art. 8.8 Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 145 – Pubblicità ingannevole). 

In aggiunta, è prevista l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 5.000 euro fino a un massimo di 500.000 euro, a seconda della gravità della violazione commessa. 

Nei casi in cui la pubblicità possa costituire un pericolo per la salute o per la sicurezza del pubblico, o possa raggiungere minori e adolescenti, la sanzione non potrà mai essere inferiore a 50.000 euro

Cos’è l’IAP

A disciplinare le nuove forme di comunicazione commerciale, tra le quali rientrano i contratti di endorsement tramite influencer, è stato anche l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP)

Nello specifico, è stata integrata una Digital Chart all’interno del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e sono state sanzionate alcune imprese o influencer che hanno pubblicato messaggi con pubblicità occulta. 

Come funziona la partita IVA per gli influencer

Chi lavora come influencer in modo continuativo, sarà tenuto ad aprire la partita IVA in modo tale da pagare le imposte ed essere in regola con il fisco. Si dovranno dunque scegliere:

  • il Codice ATECO;
  • il regime fiscale. 
influencer marketing

Influencer e codice ATECO

Trattandosi di una nuova professione digitale, non esiste un codice ATECO specifico per influencer

Sarà quindi possibile scegliere tra i seguenti codici:

  • 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari;
  • 73.11.01 – Ideazione di campagne pubblicitarie;
  • 74.90.99 – Altre attività professionali nca.

Come paga le tasse un influencer: il regime fiscale

In merito al regime fiscale, gli influencer che non superano i 65.000 euro all’anno potranno optare per l’apertura della partita IVA con il regime forfettario, la quale prevede l’applicazione:

  • di un’aliquota fissa pari al 5%, per i primi 5 anni;
  • di un’aliquota fissa pari al 15% in tutti gli altri casi. 

All’imposta sostitutiva si dovrà poi aggiungere il pagamento dei contributi previdenziali, pari al 25,72% del reddito imponibile. Si potrà optare per il regime forfettario qualora si abbia la residenza in Italia e si produca il 75% del fatturato sul territorio italiano

Sarà, infine, necessario iscriversi alla Gestione Separata INPS, passaggio obbligatorio per procedere con il versamento dei contributi previdenziali. 

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