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Patria potestà della madre: la rivoluzione della responsabilità genitoriale

Perché oggi non ha senso riflettere sul concetto di matria potestà: l'analisi del concetto di patria potestà dalle origini ai nostri giorni e il riconoscimento giuridico della responsabilità genitoriale.

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Redazione deQuo
14 Novembre 2021
patria potesta della madre
  • L’ordinamento giuridico italiano contempla il concetto di matria potestà, ovvero di patria potestà al femminile
  • Per rispondere a tale interrogativo, è necessario fare un passo indietro e analizzare com’è cambiata e qual è stata l’evoluzione, negli anni, della patria potestà
  • Oggi è infatti più corretto parlare di responsabilità genitoriale: scopriamo insieme perché. 

Il concetto di potestà nel diritto

Il termine potestà viene utilizzato, in ambito giuridico, per indicare una situazione nella quale si attribuisce un potere a un determinato soggetto al fine di tutelare e realizzare gli interessi di un soggetto terzo, che potranno essere sia privati sia pubblici.

 La potestà si differenzia dai diritti soggettivi in quanto:

  1. non si ha la possibilità di scegliere se esercitare i poteri che vengono attribuiti;
  2. non è possibile rinunciarvi

Ci si potrà, invece, opporre contro coloro i quali pretendono di esercitare i poteri di cui si è titolari al proprio posto. La potestà viene dunque considerata una sorta di potere-dovere, in quanto si ha discrezionalità nell’agire, ma le proprie azioni dovranno essere sempre rivolte a tutelare l’interesse stabilito alla legge

Si differenzia, pertanto, dal diritto potestativo, che viene invece attribuito per difendere l’interesse del suo titolare. 

patria potesta della madre

La nozione storica di patria potestà 

Storicamente, per patria potestà si faceva riferimento al potere di proteggere, educare e istruire il figlio, che veniva attribuito al padre. Si tratta di un istituto giuridico che era già in vigore ai tempi dei romani

Per patria potestas, si intendeva il potere del pater familias su tutti i membri della famiglia, quindi non solo sui figli, ma anche su tutti i discendenti in linea maschile e femminile, e anche sugli schiavi. Dal momento in cui si sposavano, le donne presenti in casa passavano sotto la patria potestas della famiglia del marito. 

In poche parole, il pater familias aveva “vitae necisque potestas”, ovvero potere di vita e di morte nei confronti di tutti coloro che gli erano assoggettati. In epoca imperiale, si diffuse però l’usanza di liberare i figli dalla potestà paterna, attraverso l’emancipazione. Nonostante l’espressione patria potestà rimase in vigore, si mosse per la prima volta verso una concezione più moderna del diritto familiare

La patria potestà in Italia in passato

Il concetto di patria potestà è stato sostituito, negli anni, da quello di responsabilità genitoriale, ma ciò è stato possibile in seguito a una lenta evoluzione: per un certo periodo si è infatti parlato di potestà genitoriale

Il concetto di patria potestà era presente nel primo Codice civile italiano, che risale al 1865 e che ricalca il Codice napoleonico del 1804. Rispecchia una società in cui il ruolo della donna è ancora fortemente subordinato a quello dell’uomo

I timidi tentativi di riconoscere alla madre un ruolo in relazione alla patria potestà, vengono spazzati via dal Codice civile del 1942, elaborato dal regime fascista. Quello che cambia è lo stesso istituto giuridico della famiglia, alla quale viene attribuito un ruolo differente, che pone al primo posto la realizzazione degli interessi istituzionali

Lo Stato, dunque, prevede maggiore presenza e vigilanza su ogni singolo nucleo familiare. Nello specifico, l’educazione e l’istruzione dei figli dovrà essere conforme ai principi della morale e del sentimento fascista.  

Dalla patria potestà alla potestà genitoriale

Con la Legge n. 151/1975, viene introdotto nel Codice civile il concetto di potestà genitoriale, il quale prevede la potestà da parte di entrambi i genitori. Con tale espressione si indicava “il potere-dovere di proteggere, educare, istruire i figli minorenni non emancipati e di curarne gli interessi patrimoniali”.

La potestà genitoriale era già stata promossa alcuni anni prima della stessa Costituzione della Repubblica: quello che si cerca di tutelare in modo esclusivo è l’interesse del minore. I genitori sono sempre più in una condizione di uguaglianza, anche dal punto di vista terminologico. 

Un momento decisivo verso la parità tra i genitori, è stata la Legge 219/2012, con la quale è stata prevista la Riforma della filiazione che ha avuto un impatto profondo sul diritto di famiglia. L’obiettivo principale è stato quello di assicurare l’uguaglianza giuridica di tutti i figli, anche quelli nati al di fuori del matrimonio

patria potesta della madre

Responsabilità genitoriale: l’ultimo step

Dalla potestà genitoriale si è, infine, passati al concetto di responsabilità genitoriale, introdotto dal d.lgs. n. 154/2013: il termine potestà scompare definitivamente, sia dai codici, sia dalla legislazione speciale. L’articolo 331 c.c., titolato Passaggio della patria potestà alla madre, viene non a caso abrogato.

Nell’articolo 316 c.c. viene infatti stabilito che entrambi i genitori abbiano responsabilità genitoriale e dovranno pertanto occuparsi, di comune accordo, della crescita dei propri figli, tenendo conto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni.

La responsabilità genitoriale, in pratica, sancisce la superiorità dell’interesse dei figli su quello dei genitori, a prescindere dal fatto che siano nati fuori o dentro al matrimonio, o siano stati adottati

Si tratta, inoltre, di una responsabilità che:

  1. non cessa in caso di separazione o divorzio;
  2. si può perdere nei casi di abbandono, violenza o inadempimento dei propri obblighi nei confronti dei figli. 

Quando si può perdere la responsabilità genitoriale

I casi in cui il giudice potrà pronunciare la decadenza della responsabilità genitoriale, sono quelli in cui il padre o la madre:

  • abbandona il figlio;
  • lo trascura;
  • è violento o lo maltratta;
  • non adempie gli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione;
  • non tiene conto delle capacità, inclinazioni naturali o aspirazioni dei figli anche in relazione alle scelte riguardanti mantenimento, istruzione o educazione;
  • abusa dei poteri attribuitigli, mettendo in pericolo l’integrità fisica, la personalità  e psicologia del figlio. 

In tutte queste ipotesi, il giudice potrà stabilire l’allontanamento del genitore dal figlio. Considerato che la responsabilità genitoriale è un diritto-dovere a prendersi cura dei figli, la sua decadenza non ha carattere sanzionatorio, ma è necessaria a fare in modo che le condotte sbagliate dei genitori non abbiano ripercussioni dirette e negative sui figli

Il genitore potrà essere reintegrato dal giudice nei casi in cui dovessero cessare le ragioni che hanno determinato la decadenza della sua responsabilità genitoriale, nel corso della quale restano comunque in vigore gli obblighi di mantenimento nei confronti dei figli

Patria potestà della madre – Domande frequenti

Quando si può togliere la patria potestà?

La patria potestà è un concetto giuridico ormai superato: oggi è infatti corretto parlare di decadenza della responsabilità genitoriale

Chi è che esercita la patria potestà?

La patria potestà non fa più più parte dell’ordinamento giuridico italiano: ecco qual è stata la sua evoluzione nel tempo.

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