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Differenza tra separazione e divorzio: eredità, costi e tempi

Le principali differenze che intercorrono tra la separazione e il divorzio dal punto di vista legale ed economico.

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Redazione deQuo
21 Maggio 2020
differenza fra separazione e divorzio

Separazione e divorzio in Italia: nozioni preliminari

Separazione e divorzio: cosa cambia tra le due procedure? Se si risponde alla domanda prendendo in considerazione unicamente il significato dei due termini, allora si può dire che la separazione è la condizione necessaria affinché possa verificarsi il divorzio.

In Italia non è infatti possibile divorziare senza che prima non sia trascorso un periodo di separazione (sebbene esistano alcune eccezioni): questo passaggio è indispensabile in quanto la separazione non è definitiva e si può sempre procedere con la riconciliazione tra i due coniugi. Da ciò è possibile dedurre che il divorzio non sia la conseguenza diretta della separazione e che si possa restare anche separati senza dover necessariamente divorziare.

Se durante la separazione i vincoli derivanti dal matrimonio vengono temporaneamente congelati, con il divorzio se ne sancisce la fine definitiva. Lo scioglimento degli obblighi matrimoniali ha delle conseguenze sia dal punto di vista legale sia economico, che determinano le principali differenze esistenti fra separazione e divorzio: analizziamo la questione nel dettaglio, mettendo in luce quali sono le discrepanze più significative.

Come funziona il diritto al mantenimento

Una prima precisazione riguarda la differenza tra assegno di mantenimento e assegno divorziale:

  • l’assegno di mantenimento è riconosciuto in sede di separazione;
  • l’assegno divorzile viene assegnato, come si può ben intuire dalla sua denominazione, in sede di divorzio.

Ci sono alcuni criteri alla base dell’erogazione dei due assegni, che sono stati riportati nella tabella in basso.

Tipologia di assegno Criteri di assegnazione
Assegno di mantenimento Al coniuge deve essere assicurato lo stesso tenore di vita posseduto durante il matrimonio: il valore dell’assegno viene stabilito dal giudice in base alle possibilità reali, di reddito e di patrimonio, del coniuge obbligato.
Assegno divorzile Deve garantire l’autonomia e l’indipendenza economica del coniuge che ha il reddito più basso: ciò significa che l’assegno divorzile non dovrà essere versato nel caso in cui il coniuge meno abbiente abbia un lavoro e un reddito.

Com’è possibile notare analizzandogli elementi presentati in tabella, l’assegno di mantenimento è estremamente vantaggioso per il beneficiario, mentre l’assegno divorzile lo è per il soggetto che è tenuto a versarlo in quanto, nell’ipotesi peggiore, si tratta di una somma che dovrebbe semplicemente rendere autonomo l’altro coniuge.

Inoltre, nel caso in cui il matrimonio fosse finito a causa del coniuge economicamente più debole perché, per esempio, ha commesso un adulterio, quest’ultimo non avrebbe diritto ad alcun assegno. Qualora, invece dovesse versare in condizioni di disagio economico, potrà chiedere il diritto agli alimenti, il cui valore è comunque più basso rispetto alle altre due tipologie di assegno.

Cosa cambia in presenza di figli

Le regole citate sono soggette a una variazione in presenza di figli:

  • in questa evenienza, infatti, i figli avranno il diritto di mantenere lo stesso tenore di vita che avevano sia prima della separazione sia del divorzio, fino a quando non diventeranno economicamente indipendenti;
  • entrambi i coniugi resteranno obbligati a occuparsi del mantenimento e dell’educazione dei figli, a prescindere da quale diventerà la loro nuova dimora: il coniuge che non abiterà coi i figli dovrà comunque versare un assegno per il loro mantenimento.

Come funziona l’eredità in caso di separazione o di divorzio

Un’altra differenza di non poco conto esistente fra la separazione e il divorzio riguarda i diritti successori. In particolare:

  • nel caso in cui uno dei coniugi dovesse morire durante la fase di separazione, il superstite avrebbe diritto all’eredità alle stesse condizioni sancite dal matrimonio;
  • il diritto all’eredità del coniuge andrebbe invece perso in caso di divorzio.

Questo principio è legittimato dall’articolo 585 del Codice Civile, nel quale si legge che “Il coniuge cui non è stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato”.

differenze economiche legali separazione e divorzio

Nel comma 2 del succitato articolo, vengono definiti quali sono i diritti successori del coniuge separato con addebito: “Il coniuge cui è stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato ha diritto soltanto ad un assegno vitalizio se al momento dell’apertura della successione godeva degli alimenti a carico del coniuge deceduto.

L’assegno è commisurato alle sostanze ereditarie e alla qualità e al numero degli eredi legittimi, e non è comunque di entità superiore a quella della prestazione alimentare goduta. La medesima disposizione si applica nel caso in cui la separazione sia stata addebitata ad entrambi i coniugi”.

Cosa spetta alla morte dell’ex coniuge in caso di divorzio?

Ci sono alcuni diritti che possono essere goduti dal coniuge superstite divorziato, ovvero:

  1. il diritto agli alimenti, nel caso in cui il soggetto in questione si trovasse in una condizione di difficoltà economica e percepisse già un assegno divorzile;
  2. la pensione di reversibilità, della quale sarà analizzato il dettaglio nel paragrafo successivo.

Separazione e divorzio: quando spetta la pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità spetta:

  • al coniuge separato, anche nel caso in cui quest’ultimo abbia rinunciato all’eredità dell’ex coniuge perché erano presenti dei debiti;
  • al coniuge separato con addebito, come confermato dalla sentenza n. 2606/2018 della Corte di Cassazione.

Per quanto riguarda, invece, il coniuge divorziato, alla morte dell’ex coniuge si avrà diritto a ricevere soltanto una parte della pensione di reversibilità, la quale dovrà essere spartita con l’eventuale vedova delle seconde nozze, nel caso in cui l’ex coniuge si fosse risposato. L’importo di tale quota sarà calcolato sulla base:

  • della durata del matrimonio;
  • del diritto al mantenimento e delle condizioni economiche del beneficiario.

Sarà inoltre possibile avere accesso alla pensione di reversibilità:

  1. a patto che il periodo di lavoro che dà diritto alla pensione faccia riferimento al periodo antecedente il divorzio;
  2. a condizione che si riceva già un assegno divorzile periodico;
  3. nel caso in cui l’ex coniuge non si sia risposato.

Come funziona nel caso del Trattamento di Fine Rapporto

Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, è la liquidazione che un lavoratore subordinato riceve al termine del suo rapporto di lavoro: il suo valore corrisponde a quello di una mensilità, moltiplicata per tutti gli anni relativi alla durata del rapporto di lavoro.

La legge prevede che:

  • il coniuge separato non abbia alcun diritto a ricevere una quota del TFR dell’altro coniuge;
  • l’unica richiesta che potrà essere rivolta al giudice da parte del coniuge separato riguarda la considerazione del TFR percepito dall’altro coniuge ai fini della quantificazione dell’assegno di mantenimento;
  • in caso di divorzio, si ha diritto al 40% del TFR dell’altro coniuge.

Nell’ultimo caso, dovranno però essere rispettati alcuni requisiti:

  • si dovrà essere titolari di un assegno divorzile periodico;
  • si dovrà essere single: si può convivere con qualcun altro, ma non ci dovrà essere stato un secondo matrimonio.

Come cambiano i tempi e i costi

La nuova legge sulle separazione e sui divorzi, che ha portato nel 2015 all’introduzione del divorzio breve, ha ridotto notevolmente i tempi e i costi necessari per portare a termine tali procedure.

Si è infatti passati da 3 anni a 6 mesi nel caso di separazione consensuale: in questo modo le coppie riescono a divorziare in meno di un anno. Tutto ciò è possibile in caso di accordo tra le parti: nelle situazioni più conflittuali, nelle quali non si riesce a raggiungerlo, si procederà con la separazione giudiziale, con conseguenti allungamenti di tempi e costi della procedura.

separazione divorzio differenze

Per quanto riguarda i costi:

  • nel primo caso, nel quale i coniugi potranno procedere anche senza rivolgersi a un avvocato, la richiesta di separazione potrà essere presentata direttamente in Comune, sostenendo la spesa delle marche da bollo, pari a 16 euro;
  • nel secondo caso, sarà necessario agire con il supporto di un professionista legale: di conseguenza si dovrà aggiungere il costo della parcella dell’avvocato.

Differenze tra separazione e divorzio – Domande frequenti

Che differenza c’è tra separazione consensuale e giudiziale?

Nel caso della separazione consensuale si procede con l’accordo fra i due coniugi e la separazione si svolge in Comune, nel caso della separazione giudiziale sarà necessario raggiungere un accordo alla presenza di un avvocato e del giudice.

Quanto tempo ci vuole per il divorzio dopo la separazione?

Dipende dalla procedura con la quale i due coniugi scelgono di separarsi: la riforma del 2015 ha introdotto in Italia in cosiddetto divorzio breve.

Quando due coniugi sono separati?

Due coniugi sono separati quando non vivono più sotto lo stesso tetto: in questo caso, i vincoli matrimoniali vengono sospesi fino alla data del divorzio o di un’eventuale riconciliazione fra i due.

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