Body shaming: cos’è, esempi e conseguenze legali
Cos'è il body shaming, quali sono i casi nei quali può essere considerato un reato, le conseguenze legali e gli strumenti ai quali si può ricorrere per difendersi.
- L’espressione body shaming indica la pratica di chi mira a far vergognare un’altra persona del proprio corpo, attraverso attacchi verbali che vengono in genere lanciati tramite l’utilizzo del social network.
- La diffusione sempre più massima del fenomeno ha portato in molti a denunciare gli episodi vissuti prima persona.
- In queste righe analizzeremo quali sono le conseguenze legali che possono esserci di fronte al fenomeno del body shaming e quando diventa reato.
Cosa vuole dire fare body shaming
Il body shaming è un comportamento di derisione e offesa nei confronti dell’aspetto fisico di un’altra persona, volto a metterne in evidenza i difetti.
Può essere praticato con:
Può essere vittima di body shaming una qualsiasi persona che abbia delle caratteristiche fisiche le quali, agli occhi di chi deride e umilia, sono considerate “sbagliate” rispetto ai canoni estetici della società di oggi.
Il body shaming colpisce indipendentemente dal sesso e dall’età di chi ne è vittima: la sua gravità è stata accentuata dai social network, strumenti che riescono a raggiungere in modo molto più veloce gli altri, influenzandone in modo negativo la vita privata. Per questo motivo è stato necessario introdurre delle tutele giuridiche per difendersi.
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Quali sono le conseguenze del body shaming?
Il body shaming, quindi il riuscire a far vergognare qualcuno del proprio corpo con un atteggiamento derisorio, non è di per sé un reato: sappiamo benissimo tutti che il bullismo esiste dalla notte dei tempi e che quello che cambia è, al massimo, in modo in cui si sceglie di fare male a qualcun altro.
Nonostante ciò, ci sono dei casi in cui il body shaming diventa reato, ovvero quando integra gli elementi tipici di altri reati. Ne sono un esempio:
- la diffamazione;
- lo stalking.
Qual è la pena per diffamazione
La diffamazione è un reato disciplinato dall’articolo 595 del Codice penale: il body shaming si può trasformare in diffamazione nel momento in cui si offende l’aspetto fisico di un’altra persona pubblicamente.
La diffamazione ha luogo nel momento in cui si esprimono giudizi ingiuriosi nei confronti di una persona assente, minando la reputazione che ha in un contesto sociale, anche attraverso l’utilizzo dei social network. La diffamazione diventa aggravata nel momento in cui il commento irrispettoso è pubblico, quindi può essere letto da tutti.
Il body shaming:
- può trasformarsi in diffamazione nel momento in cui almeno due persone siano venute a conoscenza di un’offesa che può ledere la reputazione della vittima;
- può sfociare nel reato di diffamazione aggravata, per il quale è prevista la reclusione da 6 mesi e 3 anni e la multa non inferiore a 516 euro.
Stalking: quando gli insulti sono reato
In altre circostanze, il body shaming può trasformarsi in stalking, reato disciplinato dall’articolo 612-bis del Codice penale. Ciò si verifica nel momento in cui le frasi denigratorie diventano costanti nel tempo.
La vittima maturerà, in tale ipotesi, uno stato d’animo di agitazione o sarà costretta a modificare le proprie abitudini di vita per evitare la persona che la sta insultando, facendola vergognare del proprio corpo.
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Body shaming e istigazione al suicidio
Nei casi di maggiore gravità, il body shaming può integrare il reato di istigazione o di aiuto al suicidio, che trovano disciplina giuridica nell’articolo 580 del Codice penale.
In tale articolo si legge che:
“Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima.
Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio”.
Come difendersi dal body shaming?
Nel momento in cui il body shaming integra uno dei reati sopra citati, è necessario sporgere querela rivolgendosi alle forze dell’ordine. Una volta ricevuta la segnalazione, queste ultime avvieranno le indagine.
L’autore del body shaming:
- sarà rinviato a giudizio;
- potrà dover risarcire in sede di processo civile gli eventuali danni procurati alla vittima.
Nei casi in cui, invece, il body shaming non integra lo stalking o la diffamazione, è comunque possibile riuscire a tutelarsi, sebbene in modo differente. In questa evenienza, si potranno sfruttare gli strumenti legali contro il cyberbullismo (legge n. 71 del 29 maggio 2017).
Body shaming e cyberbullismo
Le forme di protezione delle quali si potrà godere nei casi in cui il body shaming assuma la forma del cyberbullismo – che è un illecito – sono:
- la richiesta di oscuramento dei siti sui quali viene praticato il body shaming;
- l’invio di un reclamo al Garante per la privacy;
- l’invio di una segnalazione ai genitori del cyberbullo (che molto spesso è un soggetto minorenne);
- la richiesta di ammonimento al questore, qualora il body shaming costituisca un reato.
Il minore che ha già compiuto 14 anni potrà adoperare tali strumenti di tutela in prima persona.