Legge sul femminicidio: dalla modifica al Codice Penale al Codice Rosso
Cosa dice la legge sul femminicidio in Italia, quali sono le pene previste e cosa è cambiato con l’introduzione della Legge Codice Rosso.
Il termine femminicidio è entrato nel dizionario della lingua italiana intorno al 2009 e la sua diffusione è stata sempre più capillare negli anni. La parola indica l’uccisione di una donna, diretta o indotta, con la quale si ha generalmente un legame di tipo affettivo.
Il proliferare del numero di casi che si registrano ogni anno in Italia ha portato all’introduzione del decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013, convertito nella legge n. 119 del 15 ottobre 2013, conosciuta come la Legge sul femminicidio.
In questa guida sarà presentato il quadro normativo attuale a proposito della legislazione legata alla violenza di genere, cosa è cambiato con l’arrivo della Legge sul femminicidio e qual è la situazione attuale, nuovamente modificata nel 2019 con la cosiddetta Legge Codice Rosso.
- Legge sul femminicidio: cos’è
- Legge sul femminicidio: stalking e violenza assistita
- Legge sul femminicidio: la tutela della vittima
- Legge sul femminicidio: l’ammonimento al questore
- Legge sul femminicidio: altre tutela previste
- Legge sul femminicidio e gratuito patrocinio
- Legge sul femminicidio e legge Codice Rosso
Legge sul femminicidio: cos’è
Il termine “legge sul femminicidio” è in realtà improprio, nel senso che la nuova legge, che ha introdotto “Nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime” mira a combattere non solo la violenza sulle donne, ma più in generale a contrastare la violenza di genere. Non è stato infatti codificato un reato che punisca direttamente l’uccisione di una donna.
Il femminicidio viene punito come qualsiasi altra forma di omicidio: la legge non ha portato a una differenza di trattamento tra l’uccisione riservata a un uomo e quella riservata a una donna. In entrambi in casi, quindi, la persona che commette il crimine viene punita nello stesso identifico modo.
Nella pratica, con la Legge sul femminicidio sono state introdotte alcune modifiche al Codice Penale che si traducono con l’inserimento di alcune aggravanti precedentemente non contemplate.
Legge sul femminicidio: stalking e violenza assistita
La prima aggravante prevista dalla legge sul femminicidio nei casi di reato di stalking riguarda le situazioni in cui la vittima:
- sia in stato di gravidanza;
- subisca il reato da parte di un coniuge, un ex coniuge o qualsiasi altra persona con la quale si è o si è stati legati da una relazione affettiva.
In questi casi è previsto un aumento della pena della persona che commetterà lo stalking. La legge sul femminicidio ha introdotto il medesimo aggravante, con pena maggiorata, anche nel caso di reato di violenza sessuale contro:
- un minore di 18 anni;
- una donna in gravidanza;
- una persona con la quale era stata instaurata una relazione coniugale o affettiva.
In questi casi, la pena prevista passerà dai 6 ai 12 anni. È stato inoltre previsto un incremento della pena anche per il delitto di minacce, disciplinato dall’articolo 612 del Codice Penale: si è passati in questo caso da una multa di massimo 51 euro a una che può arrivare fino a 1.032 euro.
Legge sul femminicidio: la tutela della vittima
La legge n. 119 del 15 ottobre 2013 ha portato all’applicazione di una nuova misura precautelare sui soggetti che commettono violenza di genere: si tratta dell’allontanamento urgente dalla casa familiare.
La misura può essere applicata:
- solo nel caso di autorizzazione da parte del Pubblico Ministero;
- solo nel caso in cui la persona offesa subisca abusi reiterati e tali da suscitare il timore di essere a rischio per la propria vita.
L’allontanamento d’urgenza può essere predisposto per chi viene colto in flagranza a commettere un delitto dell’ambito familiare, come per esempio:
- un atto di stalking;
- una minaccia grave;
- una violazione degli obblighi di assistenza familiare;
- un abuso dei mezzi di correzione o di disciplina;
- prostituzione o pornografia a danno di minori;
- altri atti di violenza.
Ai sensi dell’articolo 384-bis, una persona che è stata allontanata d’urgenza dalla casa familiare può essere sottoposta al giudizio direttissimo da parte del Pubblico Ministero e la convalida di arresto può avvenire nelle 48 ore successive.
Legge sul femminicidio: l’ammonimento al questore
Uno strumento previsto dalla Legge attraverso il quale è possibile difendersi è l’ammonimento al questore: si tratta di una novità presente in Italia dal 2009 e nata per contrastare il reato di stalking. In pratica, invece di agire con una querela e con un successivo processo, la vittima può rivolgersi al Questore per chiedere aiuto.
L’ammonimento da parte del Questore al colpevole consiste in una sorta di ultimatum ovvero una richiesta nella quale si invita lo stalker a interrompere la sua condotta illecita se non vuole rischiare di ritrovarsi coinvolto in un processo penale.
La legge ha inoltre previsto la procedibilità d’ufficio: anche in assenza di querela, il questore potrà procedere con l’ammonimento al colpevole se riceve una segnalazione in merito al suo comportamento, anche in forma anonima. L’ammonimento è possibile in tutti i casi di violenza che si svolgono tra le mura domestiche che, per buona parte, consistono in episodi di violenza sulle donne.
Legge sul femminicidio: altre tutela previste
Ci sono altre tutele che non erano previste in precedenza e che sono state introdotte a partire dal 2013, ovvero:
- la possibilità di arresto immediato e obbligatorio nel caso in cui si venga colti in flagranza a commettere un delitto di maltrattamento in famiglia o un atto persecutorio, come lo stalking;
- il diritto di essere a conoscenza della facoltà di poter nominare un avvocato e di conoscere tutti gli eventuali cambiamenti relativi alle misure cautelati attuate sul colpevole;
- la possibilità di poter controllare la persona che è stata allontanata d’urgenza dalla casa familiare attraverso un braccialetto elettronico. Nel caso di atti persecutori, sono addirittura previste le intercettazioni telefoniche;
- la persona che ha ricevuto un ammonimento dal Questore per una condotta illecita può subire la sospensione della patente di guida per un periodo che va da 1 a 3 mesi.
Legge sul femminicidio e gratuito patrocinio
In genere il gratuito patrocinio è legato al possesso di alcuni limiti di reddito. Una delle novità più significative della Legge del 2013 è stata l’introduzione nel gratuito patrocinio a prescindere dal reddito posseduto nel caso in cui si dovessero subire:
- reati di maltrattamenti in famiglia;
- stalking;
- violenza sessuale;
- mutilazione femminili;
- atti persecutori.
Legge sul femminicidio e legge Codice Rosso
Nel 2019 è stata approvata una nuova legge, la numero 69 del 19 luglio, mirante ad agire contro la violenza di genere, chiamata Codice Rosso. La legge ha portato all’introduzione di nuove misure, quali per esempio una proceduta di urgenza che si applica in tutti i casi di violenza domestica, maltrattamenti familiari, stalking.
Nel caso in cui la polizia dovesse essere a conoscere di situazioni relative a maltrattamenti, atti persecutori, violenze sessuali o commesse nel contesto familiare, ha l’obbligo di informare immediatamente il Magistrato del Pubblico Ministero. Le indagini, in questo caso, hanno priorità rispetto ad altri delitti commessi.
Il Magistrato del Pubblico Ministero dovrà:
- sentire la vittima entro al massimo 3 giorni dall’inizio del procedimento;
- valutare se applicare immediatamente una misura cautelare, come l’allontanamento d’urgenza o il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima.
Le vittime avranno a loro disposizione 12 mesi di tempo, e non più 6, per sporgere denuncia nei casi sopra citati. Tra le novità del Codice Rosso, si annoverano:
- il sostegno agli orfani di femminicidio;
- l’introduzione del reato di Revenge Porn, con l’ingresso nel Codice Penale dell’articolo 613 ter;
- il reato di sfregio del volto;
- il no alla castrazione chimica volontaria;
- dei corsi di formazione per le forze dell’ordine, al fine di renderli maggiormente preparati a determinate situazioni;
- il divieto dei matrimoni imposti e alle spose bambine;
- maggiori pene per tutti i reati di tipo sessuale, per i maltrattamenti in famiglia, per la minaccia e lo stalking.
Nello specifico, si è passati:
- da 3 a 7 anni di carcere per i maltrattamenti in famiglia e per la minaccia, con pena aumentata in caso di reato commesso contro una donna in gravidanza, un minore o una persona con disabilità;
- da 5 a 6 anni e 6 mesi di carcere per lo stalking;
- da 10 a 12 anni per la violenza sessuale;
- da 12 a 14 anni per la violenza sessuale di gruppo;
- all’ergastolo per i reati sessuali commessi contro una persona con la quale si è legati da una relazione affettiva, anche passata.
Legge sul femminicidio – Domande frequenti
Il termine violenza domestica indica uno o più atti di violenza, che può essere di tipo fisico, sessuale, psicologico o economico, che si manifesta in un contesto familiare, fra persone legate da una relazione affettiva, a prescindere dal fatto che siano o meno sposati o conviventi.
La legge n. 119 del 15 ottobre 2013, conosciuta da molti come legge sul femminicidio, è nata per contrastare la violenza di genere. Nella pratica, l’uccisione di un uomo o una donna tra le mura domestiche vengono trattate allo stesso modo sia nel caso di un uomo sia in quello di una donna, anche se in termini percentuali sono più le donne a essere vittime di violenza domestica, che spesso sfocia nell’omicidio.
In Italia, il femminicidio non è un reato autonomo, nel senso che non esiste una norma ad hoc che punisca unicamente i casi di femminicidio. Rientra pertanto nel reato di omicidio, che si realizza di solito in un contesto familiare ed è pertanto connesso ad altre tipologie di reato, quali lo stalking, i maltrattamenti in famiglia, la violenza sessuale, gli atti persecutori.