Falsa dichiarazione di residenza: le sanzioni previste
La falsa dichiarazione di residenza è un reato: ecco quali sono le pene previste dalla legge e i chiarimenti dati dalla Cassazione con la sentenza n. 29469 del 27 giugno 2018.
Sono diversi i casi in cui i cittadini dichiarano all’anagrafe del Comune una falsa residenza, per esempio per non pagare l’IMU. A prescindere da quale sia la motivazione, dichiarare una falsa residenza è un reato.
Rientra, in particolare, nel reato di falso ideologico: vediamo di seguito cosa succede nel caso di segnalazione di falsa residenza, come funziona l’accertamento e quali sono le sanzioni previste per questa particolare tipologia di reato.
Perché si dichiara una falsa residenza
Dichiarare una residenza di comodo è uno stratagemma adottato da molte persone per le motivazioni più disparate, come per esempio:
- ottenere sconti fiscali;
- non farsi trovare nel caso di notifiche di multe, atti giudiziari o cartelle esattoriali.
La dichiarazione di falsa residenza è un reato a tutti gli effetti, che integra il reato di falso ideologico e per il quale si può incorrere in sanzioni di tipo penale, nonostante spesso rimanga impunito.
A occuparsene è stata una famosa sentenza della Corte di Cassazione che ha analizzato la tendenza a dichiarare una residenza falsa nel nostro Paese, per la quale è prevista una pena che va da un minimo di 3 mesi a un massimo di 2 anni.
La sentenza n. 29469 del 27 giugno 2018
Con la sentenza n. 29469 del 27 giugno 2018, la Cassazione penale ha trattato il tema del reato di dichiarazione del falsa residenza, che è stato fatto rientrare nel reato di falso ideologico, disciplinato dall’articolo 483 del Codice penale e per il quale il bene giuridico tutelato è la fede pubblica.
Nello specifico, l’articolo recita che: “Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni. Se si tratta di false attestazioni in atti dello stato civile, la reclusione non può essere inferiore a tre mesi.”
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La sentenza ha stabilito che l’illecito penale si configura:
- sia nel caso in cui la falsa dichiarazione sia contenuta in un atto pubblico;
- sia in quello in cui sia presente in un’autocertificazione che sarà comunque consegnata presso i registri dell’anagrafe comunale e considerata pertanto un atto pubblico.
In più, la falsa dichiarazione di residenza è reato anche nel caso in cui non venga poi registrata effettivamente all’anagrafe.
Accertamento della residenza anagrafica
Nel momento in cui cittadino si reca all’anagrafe per la registrazione della propria residenza, tra i doveri del funzionario pubblico rientra quello di verificare la dichiarazione ricevuta.
Durante l’accertamento, che viene svolto dalla Polizia municipale o da personale autorizzato del Comune:
- l’ufficiale dell’anagrafe ha la facoltà di chiedere chiarimenti ad altri residenti del Comune;
- lo stesso può rivolgersi alle amministrazioni e agli enti pubblici e privati al fine di reperire le informazioni delle quali ha bisogno.
Conseguenze dell’accertamento
Nell’eventualità in cui dagli accertamenti dovessero risultare delle differenze rispetto a quanto dichiarato dal cittadino all’anagrafe, quest’ultimo sarà segnalato alle autorità di pubblica sicurezza.
Se l’accertamento dovesse avere esito negativo o non ci fossero i requisiti per l’elezione della residenza, il cittadino avrebbe a disposizione 10 giorni di tempo per presentare all’anagrafe le sue osservazioni.
Nella pratica, gli scenari che si verificano in caso di falsa dichiarazione possono essere i seguenti:
- nel caso di prima iscrizione all’anagrafe, basterà la cancellazione del cittadino dai registri;
- nel caso di iscrizione da un Comune estero, si dovrà cancellare il cittadino dall’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e inviarne comunicazione al Comune di provenienza;
- nell’ipotesi di un cambio di abitazione, si dovrà registrare chi ha presentato la falsa dichiarazione nella casa in cui abitava in precedenza.
L’elezione della residenza
Per approfondire meglio il tema della residenza, è bene sapere che secondo l’ordinamento giuridico italiano, per residenza si intende il luogo in cui una persona ha la sua dimora.
Più in particolare, ci si riferisce al luogo:
- in cui si vive con una certa stabilità;
- in cui si vorrebbe stabilire la propria abitazione;
- nel quale non si vive in modo necessariamente perpetuo, ma almeno duraturo.
Comunicare la propria residenza all’anagrafe è molto importante in quanto permette di ottenere i certificati anagrafici e di avere accesso aii servizi demografici, di conoscere quali sono gli organi giudiziari ai quali rivolgersi, oltre che dove consegnare tutti gli atti e le comunicazioni amministrative.
Permette inoltre di effettuare l’iscrizione presso le liste elettorali, di esporre le pubblicazioni di matrimonio, di sposarsi o di divorziare alla presenza del Sindaco.
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