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Decreto smart working per la Pubblica Amministrazione

Tutti i cambiamenti introdotti dal decreto smart working sul lavoro della Pubblica Amministrazione.

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Redazione deQuo
22 Ottobre 2020
decreto smart working

Cos’è lo smart working

Il termine smart working è diventato di uso comune durante il periodo del lockdown, quando tutti i lavoratori che possono svolgere la propria attività a distanza hanno continuato a portare avanti le mansioni giornaliere da remoto. 

Il testo del nuovo DPCM introdotto il 13 ottobre 2020 ha portato con sé alcune importanti novità riguardanti lo smart working, che è stato raccomandato non solo ai dipendenti pubblici, ma anche a quelli privati.

L’obiettivo è quello di estendere il lavoro agile al maggior numero di dipendenti possibili in modo tale da limitarne la circolazione e cercare di ridurre la diffusione del coronavirus. Il successivo DPCM del 19 ottobre ha portato all’introduzione di un vero e proprio decreto sullo smart working: vediamo di cosa si tratta.

Lo smart working negli ultimi mesi del 2020

La legge di conversione del decreto Agosto ha fatto sì che lo smart working senza accordo possa continuare a essere svolto fino al 31 dicembre 2020. Le stesse misure resteranno valide fino al 31 giugno 2021 per i genitori che hanno figli con una grave disabilità. 

Con la stessa legge è stato stabilito che lo smart working possa essere applicato quale alternativa al congedo straordinario per i genitori che hanno figli in quarantena. 

Lo smart working rappresenta uno strumento da non sottovalutare in quanto la sua applicazione su larga scale può avere un ruolo fondamentale nella riduzione dei casi positivi e nell’abbassamento della curva dei contagi. 

Lo ha ricordato la ministra per la Pubblica Amministrazione Dadone, la quale ha dichiarato che quanto contenuto nel DPCM del 13 ottobre ha ripreso le norme previste dal decreto Rilancio, anticipando l’arrivo di un nuovo decreto ministeriale per attuare il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione

Lo smart working nel DPCM del 13 ottobre

Il testo del DPCM del 13 ottobre, che è stato modificato e integrato da quello firmato il 18 ottobre, raccomanda che:

  • le attività professionali vengano svolte con le modalità di lavoro agile, quindi a distanza o dal proprio domicilio;
  • siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti, oltre che gli altri strumenti previsti dai contratti nazionali del lavoro;
  • vengano adottate le misure di sicurezza anti-covid, ovvero la distanza interpersonale di almeno 1 metro e l’utilizzo degli strumenti di protezione individuale;
  • siano portate a termine e incentivate le attività di sanificazione dei luoghi di lavoro.  A questo proposito leggi: Cos’è il bonus sanificazione.
decreto smart working

Come cambierà lo smart working per la PA nel 2021

Se con il decreto del 13 ottobre il Governo si è limitato a raccomandare lo smart working come forma di lavoro privilegiata, non solo per le aziende pubbliche ma anche per quelle private, con il successivo decreto, entrato in vigore il 19 ottobre, è stato annunciato un intervento mirato per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. 

In un primo momento si era parlato di portare lo smart working nel settore pubblico al 70 o addirittura al 75%, almeno fino al 31 gennaio 2021, il termine attualmente fissato per la fine dello stato di emergenza. 

Il nuovo decreto smart working firmato dalla ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone si basa sul protocollo nato dall’intesa tra il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Inail per l’applicazione del lavoro agile nel settore pubblico.

Cosa prevede il nuovo decreto

L’obiettivo principale alla base del decreto sullo smart working è quello di evitare un nuovo lockdown: le misure straordinarie messe in atto in Lombardia, Campania e inn altre Regioni italiane indicano in modo palese la gravità dell’emergenza coronavirus. 

Lo smart working mira dunque a combattere da un lato il dilagare della seconda ondata e, dall’altro, a garantire l’erogazione dei servizi della Pubblica Amministrazione a tutti i cittadini, senza che ci siano interruzioni. 

L’idea è quella di incentivare la flessibilità del lavoro, con orari in entrata e in uscita meno vincolanti, turni e l’alternanza tra giornate lavorate in presenza e da remoto, nel totale rispetto dei protocolli di sicurezza. 

Le amministrazioni pubbliche devono essere in grado di attivare il lavoro agile per i loro dipendenti almeno al 50%, cercando di favorire lo smart working, compatibilmente con quelle che sono le loro potenzialità organizzative e l’efficacia dei servizi erogati. 

decreto smart working

L’organizzazione dello smart working nella PA

Lo smart working dovrà essere organizzato in modo tale che i dipendenti lavorino in parte da casa in parte in presenza, nel rispetto delle regole sanitarie in vigore.

 Al dipendente che lavora in smart working dovranno essere garantiti:

  1. l’assenza di vincoli di orario e la possibilità di lavorare da qualsiasi postazione, a distanza;
  2. tempi di riposo adeguati e la disconnessione totale dal lavoro;
  3. la certezza di non subire penalizzazioni professionali a causa del lavoro agile. 

Il lavoratore in smart working potrà essere eventualmente contattato durante alcune fasce specifiche, senza che ciò comporti un appesantimento del suo carico di lavoro. 

Il monitoraggio delle attività da remoto

I dirigenti delle PA avranno il compito di monitorare i risultati qualitativi e quantitativi dei dipendenti in smart working e fornire eventuali strumenti informatici e digitali che permettano al lavoratore di svolgere le sue mansioni anche da remoto. 

Nel sistema di turnazione, sarà data priorità:

  • ai dipendenti con figli minori di 14 anni;
  • alla distanza dalla sede di lavoro;
  • al numero e alla tipologia di mezzi di trasporto utilizzati per andare a lavoro e ai relativi tempi di percorrenza: chi usa i mezzi pubblici ha più diritto allo smart working rispetto a chi ha un veicolo di proprietà;
  • ai lavoratori disabili e fragili
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