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Arresti domiciliari: cosa sono, come funzionano e la differenza con la detenzione domiciliare

Una guida per sapere cosa sono gli arresti domiciliari e come funzionano: qual è la loro durata, come si possono svolgere le visite, quanto tempo si può stare ai domiciliari e cosa succede dopo, cosa si rischia in caso di evasione.

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Redazione deQuo
22 Novembre 2021

Vi sarà capitato sicuramente durante un servizio al telegiornale o nei racconti di qualcuno di sentire l’espressione “è agli arresti domiciliari”. Qual è il significato del termine? Cosa comporta questa condizione?

Gli arresti domiciliari, come suggerisce il nome stesso, consistono nel divieto di potersi allontanare dalla propria abitazione, da ogni luogo che costituisca privata dimora, da un luogo pubblico di cura o di assistenza o da una casa famiglia.

Chi si ritrova agli arresti domiciliari è considerato dalla legge in custodia cautelare ed è tenuto a restare nel perimetro del luogo designato per l’applicazione della misura. In base alle disposizioni del giudice, potrebbe anche non avere accesso a Internet, al telefono e agli altri mezzi di comunicazione a distanza, così come potrebbe non avere il diritto di incontrare altre persone se non quelle che vivono già con lui o che lo assistono.

Arresti domiciliari: l’articolo 284 del Codice di Procedura Penale

Ai sensi dell’articolo 284 del Codice di Procedura Penale, il giudice stabilisce il luogo nel quale dovranno essere applicati gli arresti domiciliari, al fine di assicurare le esigenze di tutela della persona offesa dal reato.

Nel caso in cui l’imputato si trovasse in una situazione di assoluta indigenza, allora potrà allontanarsi dal luogo di arresto per il tempo necessario a soddisfare le sue esigenze, per esempio per lo svolgimento dell’attività lavorativa, senza la quale non potrebbe vivere.

come funzionano gli arresti domiciliari

Cosa può fare una persona agli arresti domiciliari?

In generale, esistono diverse tipologie di permessi per uscire che possono essere concessi a chi si trova agli arresti domiciliari e che consentono di uscire di casa. Fra questi possono rientrare:

  • andare a fare la spesa;
  • andare a comprare dei medicinali in farmacia;
  • fare una visita medica;
  • andare dal dentista;
  • recarsi presso una comunità di recupero, nel caso in cui si avesse una particolare dipendenza, come quella da alcol o droghe.

Per essere autorizzati a spostarsi bisognerà presentare istanza di permesso alle autorità giudiziarie competenti. I permessi possono essere concessi anche nel caso in cui si debbano accompagnare i figli a scuola e non esistano soluzioni alternative, come la presenza di mezzi pubblici o di qualcun altro che possa occuparsene.

Arresti domiciliari e indispensabili esigenze di vita

Il giudice può autorizzare chi si trova agli arresti domiciliari ad allontanarsi dal luogo di detenzione nel caso in cui sussistano delle indispensabili esigenze di vita. Cosa si intende di preciso con questo termine?

Per rispondere a questa domanda, sarà necessario fare riferimento al comma 3 del succitato articolo 284 del Codice di Procedura Penale, in base al quale si possono includere tra le indispensabili esigenze di vita:

  • il soddisfacimento dei bisogni natura religiosa: se l’imputato è credente e vuole recarsi nel luogo di culto della sua religione per professare la sua fede, potrà farlo;
  • il mantenimento delle relazioni familiari e sociali:
  • lo svolgimento delle funzioni genitoriali: basti fare riferimento al caso di genitori separati in cui il figlio è stato collocato presso il domicilio della madre e il padre ha la possibilità di spostarsi per farvi visita.

Quindi, come regola generale, ci si può allontanare da casa non solo per espletare bisogni di tipo fisico, quale può essere la necessità di comprare del cibo per sostentarsi, ma anche quelli di tipo spirituale, come può essere il trascorrere del tempo con i propri figli.

Chi è agli arresti domiciliari può usare il cellulare?

Nell’ipotesi in cui sia stato stabilito dal Giudice, non sarà possibile usare il telefono e neanche altri mezzi di comunicazione, come Internet. Potrebbe non essere possibile ricevere persone al di fuori dei familiari conviventi o di quelle che forniscono assistenza.

Come funzionano gli arresti domiciliari

Chi si ritrova agli arresti domiciliari viene privato della libertà di potersi muovere dove desidera, quando lo desidera, alla stregua di un detenuto. Per quanto riguarda i rapporti con le altre persone, il giudice ha facoltà di limitare i contatti per tutta la durata della misura coercitiva.

Nella pratica, possono essere vietate:

  1. le visite da parte di tutti;
  2. le visite da parte di determinati soggetti;
  3. la comunicazione con gli altri, non solo dal vivo, ma anche con altri mezzi di comunicazione, come le app di messaggistica istantanea o i social network, che possono essere utilizzati soltanto con finalità informativa.

Quanto durano gli arresti domiciliari?

Ai sensi dell’articolo 303 del Codice di Procedura Penale, gli arresti domiciliari perdono efficacia sulla base dello schema seguente, con qualche eccezione riportata nel Codice.

Nel caso in cui siano decorsi i termini che seguono senza che sia stato emesso il provvedimento che dispone il giudizio o l’ordinanza con cui il giudice dispone il giudizio abbreviato, oppure che sia stata pronunciata la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti:

  • 3 mesi, per un delitto la cui reclusione non supera i 6 anni;
  • 6 mesi, per un delitto la cui reclusione supera i 6 anni;
  • 1 anno per i delitti più gravi, che prevedono la reclusione massima.
arresti domiciliari durata controlli

Dall’emissione del provvedimento che dispone il giudizio o dalla sopravvenuta esecuzione della custodia siano decorsi i termini che seguono, senza che sia stata pronunciata sentenza di condanna di primo grado:

  • 6 mesi, per un delitto la cui reclusione non supera i 6 anni;
  • 1 anno, per un delitto la cui reclusione supera i 6 anni;
  • 1 anno e 6 mesi per i delitti più gravi, che prevedono la reclusione massima.

Dalla pronuncia della sentenza di condanna di primo grado o dalla sopravvenuta esecuzione della custodia siano decorsi i seguenti termini senza che sia stata pronunciata sentenza di condanna in grado di appello:

  • 9 mesi, per un delitto la cui reclusione non supera i 3 anni;
  • 1 anno, per un delitto la cui reclusione non supera i 10 anni;
  • 1 anno e 6 mesi per i delitti più gravi, che prevedono la reclusione massima.

Ai sensi dell’articolo 299 del Codice di procedura penale, gli arresti domiciliari possono anche essere revocati prima del termine della durata prevista.

Quando gli arresti domiciliari sono vietati

Sebbene gli arresti domiciliari costituiscano una condizione migliore rispetto alla custodia cautelare in carcere, ci sono alcuni casi nei quali non possono essere applicati. Nello specifico si tratta del caso in cui l’imputato sia stato condannato per il reato di evasione nei 5 anni precedenti.

Qualora il giudice dovesse decretare che i fatti siano di lieve entità, è comunque possibile procedere con gli arresti domiciliari. Un altro caso in cui la misura cautelare degli arresti domiciliari non può essere applicata è indicato nell’articolo 275 del Codice di Procedura Penale. Si tratta dell’ipotesi in cui il giudice dovesse ritenere che con la sentenza si possa concedere la sospensione condizionale della pena.

Arresti domiciliari: come funzionano i controlli

La legge prevede che il Pubblico Ministero e la polizia giudiziaria possano controllare, anche di propria iniziativa, se l’imputato stia osservando le prescrizioni che sono state imposte dall’applicazione degli arresti domiciliari.

Per esempio, il giudice può stabilire dei mezzi elettronici o degli strumenti tecnici da utilizzare per effettuare i controlli, quale può essere il braccialetto elettronico. Qualora l’imputato dovesse rifiutare di adottare tali mezzi, potrebbe allora essere sottoposto a custodia cautelare in carcere.

L’imputato ha il diritto di accettare o rifiutare l’installazione di tali mezzi con una dichiarazione scritta che deve essere restituita all’ufficiale o all’agente che si occupa di tale installazione.

Evasione arresti domiciliari

Il reato di evasione è previsto dall’articolo 385 del Codice penale. A proposito degli arresti domiciliari, si legge che:

Chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato, evade, è punito con la reclusione da uno a tre anni.

La pena è della reclusione da due a cinque anni se il colpevole commette il fatto usando violenza o minaccia verso le persone, ovvero mediante effrazione; ed è da tre a sei anni se la violenza o minaccia è commessa con armi o da più persone riunite.

Le disposizioni precedenti si applicano anche all’imputato che essendo in stato di arresto nella propria abitazione o in altro luogo designato nel provvedimento se ne allontani, nonché al condannato ammesso a lavorare fuori dello stabilimento penale.

Che differenza c’è tra arresti domiciliari e detenzione domiciliare?

Nonostante sia molto semplice fare confusione far i due termini, arresti domiciliari e detenzione domiciliare non sono affatto la stessa cosa. Nello specifico:

  • gli arresti domiciliari sono una misura cautelare;
  • la detenzione domiciliare è una forma di espiazione di una pena.

Nella pratica, la detenzione domiciliare consiste nella possibilità, concessa al condannato, di scontare una pena o una parte di essa presso la propria abitazione, o un altro idoneo luogo di provato dimora, o un luogo pubblico di cura e assistenza.

Arresti domiciliari – Domande frequenti

Cosa non si può fare quando si è agli arresti domiciliari?

Tutto quello che non rientra tra le indispensabili esigenze di vita non sarà concesso durante gli arresti domiciliari: scopri di più leggendo la nostra guida approfondita.

Chi è agli arresti domiciliari può ricevere visite?

No, chi si trova agli arresti domiciliari non può ricevere visite. Sarà possibile vedere soltanto i familiari conviventi ed eventuali persone che forniscono assistenza.

Quanto durano massimo i domiciliari?

Nella nostra guida sugli arresti domiciliari, potrai conoscere qual è la durata massima prevista per questa misura.

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