Furto, ricettazione, appropriazione indebita: le differenze
Facciamo chiarezza sulle principali differenze che ci sono tra reati in apparenza simili, ovvero furto, ricettazione, appropriazione indebita e peculato.
L’appropriazione indebita consiste nell’impossessarsi del denaro o di cose mobili che appartengono a un’altra persona al fine di procurare un profitto a sé stessi e un danno al legittimo proprietario.
L’appropriazione indebita è un reato che può essere perseguito sia tramite denuncia, sia tramite querela: a differenza del furto o della rapina, l’appropriazione indebita si caratterizza per una minore offensività dell’azione compiuta.
Mentre nel furto o nella rapina, in pratica, si sottrae a qualcun altro un oggetto legittimamente posseduto, nel caso dell’appropriazione indebita, invece, chi compie il reato è già in possesso del bene di cui si appropria.
Vediamo più nel dettaglio quali differenze ci sono tra il reato di appropriazione indebita, il reato di furto e quello di ricettazione.
Appropriazione indebita: cos’è
Il reato di appropriazione indebita è contenuto nell’articolo 646 del Codice penale e punisce il soggetto che si appropria del denaro o di una cosa mobile altrui, della quale abbia il possesso, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.
In seguito alle modifiche che sono state introdotte nel 2018 con la nuova legge anticorruzione, il reato di appropriazione indebita viene punito con:
- la reclusione da due a cinque anni;
- un’ammenda che va da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 3.000 euro.
Prima di tale incremento della pena, l’appropriazione indebita veniva punita con la reclusione fino a tre anni e una multa di 1.032 euro. Se l’illecito viene commesso su cose che si possiedono a titolo di deposito necessario, la pena sarà aumentata fino a un terzo.
Prescrizione e oggetto del reato di appropriazione indebita
Il termine di prescrizione previsto per legge per il reato di appropriazione indebita, senza tenere conto di eventuali interruzione, è di sei anni. Viene disciplinato dall’articolo 157 del Codice penale, nel quale viene stabilito che “la prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione”.
Riferendosi, invece, all’oggetto materiale, il reato di appropriazione indebita riguarda esclusivamente i beni mobili, mentre esclude:
- tutti i beni immobili, quali terreni o abitazioni;
- tutti i beni immateriali, come per esempio l’energia elettrica o le quote di una società.
Natura del reato di appropriazione indebita
L’appropriazione indebita è un reato di tipo patrimoniale, poiché il bene giuridico oggetto del reato è costituito dal patrimonio della vittima e lo scopo del reo è quello di arricchirsi sulle spalle della persona offesa.
Si tratta di un reato comune, nella misura in cui il soggetto attivo che può commetterlo può essere chiunque. Le pene applicate al reato di appropriazione indebita hanno l’obiettivo di punire chi approfitta di una situazione di vantaggio e si comporta come se fosse il proprietario di un bene senza effettivamente esserlo.
A proposito del reato di appropriazione indebita è bene specificare che:
- lo si commette se si è già in possesso del denaro, del bene o della cosa mobile della persona offesa, per esempio se si è comproprietari, compossessori, coeredi o soci;
- nel caso in cui l’appropriazione indebita fosse commessa da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, si commetterebbe il reato di peculato, che è il più grave fra tutti. Viene, non a caso, punito fino a 10 anni e sei mesi di reclusione. Un esempio comune è quello del tesoriere di un ente pubblico che approfitta della sua carica per sottrarre alcune delle risorse economiche dell’ente e utilizzarle per i propri scopi personali.
Differenze con il reato di furto
Il reato di furto è, come quello di appropriazione indebita, un reato contro il patrimonio, nel quale ci si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri.
Il furto viene punito:
- con la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
- con la multa da 154 a 516 euro.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che si verifichi una o più delle circostanze di cui agli articoli 61, n. 7 e 625: in questo caso sarà procedibile d’ufficio.
L’articolo 624-bis c.p. punisce invece il furto in abitazione e il furto con strappo, per i quali è prevista la reclusione da 4 a 7 anni e la multa da 927 a 1.500 euro. Se il reato è aggravato viene applicata la reclusione da 5 a 10 anni e la multa da 1.000 a 2.500 euro.
Circostanze aggravanti del furto
Le circostanze aggravanti del furto sono disciplinate dall’articolo 625 c.p. e prevedono la reclusione da 2 a 6 anni e della multa da 927 a euro 1.500 euro.
Si verificano:
- se il colpevole usa violenza sulle cose o si vale di un qualsiasi mezzo fraudolento;
- se il colpevole porta indosso armi o narcotici, senza farne uso;
- se il furto è commesso con destrezza;
- se il furto è commesso da tre o più persone, ovvero anche da una sola, che sia travisata o simuli la qualità di pubblico ufficiale o d’incaricato di un pubblico servizio;
- se il furto è commesso sul bagaglio dei viaggiatori in ogni specie di veicoli, nelle stazioni, negli scali o banchine, negli alberghi o in altri esercizi ove si somministrano cibi o bevande;
- se il furto è commesso su cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici, o sottoposte a sequestro o a pignoramento, o esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede, o destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza;
- se il fatto è commesso su componenti metalliche o altro materiale sottratto ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica;
- se il furto è commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria.
- se il fatto è commesso all’interno di mezzi di pubblico trasporto;
- se il fatto è commesso nei confronti di persona che si trovi nell’atto di fruire ovvero che abbia appena fruito dei servizi di istituti di credito, uffici postali o sportelli automatici adibiti al prelievo di denaro.
Se concorrono due o più delle circostanze prevedute dai numeri precedenti, ovvero se una di tali circostanze concorre con altra circostanza aggravante comune, la pena è della reclusione da tre a dieci anni e della multa da 206 euro a 1.549 euro.
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Cosa cambia nel reato di ricettazione
Il reato di ricettazione è disciplinato dall’articolo 648 c.p. e punisce chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare.
La pena prevista potrà essere:
- la reclusione da 2 a 8 anni;
- la multa da 516 e 10.329 euro.
Il reato di furto, di estorsione o di rapina può essere l’anticamera del reato di ricettazione, per il quale la pena è aumentata quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da delitti di rapina aggravata ai sensi dell’articolo 628, terzo comma, di estorsione aggravata ai sensi dell’articolo 629, secondo comma, ovvero di furto aggravato ai sensi dell’articolo 625, primo comma, n. 7-bis.
Se, invece, il fatto è di particolare tenuità, la pena è della reclusione fino a 6 anni e della multa fino a 516 euro.
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Appropriazione indebita, furto e ricettazione – Domande frequenti
Il reato di ricettazione va in prescrizione dopo 8 anni, i quali decorrono dal momento in cui si presuppone sia stato commesso il reato.
Per conoscere le condizioni di configurabilità del reato di ricettazione, è necessario fare riferimento all’articolo 648 c.p.: clicca qui per saperne di più.